Pancia gonfia, dolori addominali e intolleranze? Potrebbe essere colpa di Klebsiella : infezione, rilevamento e trattamento naturale
La proliferazione di Klebsiella è un problema molto più comune di quanto si pensi. Sebbene le specie di Klebsiella possano far parte di un normale microbioma intestinale, nelle giuste condizioni possono proliferare eccessivamente, formare biofilm e diventare patogeni persistenti, associati ad un'ampia gamma di sintomi intestinali e sistemici.
Dott. G. Eros Buonarota - Biologo Nutrizionista | Certified Functional Medicine Pratictioner - Milano
9/8/20256 min read


La proliferazione di Klebsiella è un problema molto più comune di quanto si pensi. Sebbene le specie di Klebsiella possano far parte di un normale microbioma intestinale, nelle giuste condizioni possono proliferare eccessivamente, formare biofilm e diventare patogeni persistenti, associati ad un'ampia gamma di sintomi intestinali e sistemici.
Un'introduzione alla proliferazione batterica di Klebsiella
I membri del genere Klebsiella sono residenti comuni del tratto gastrointestinale umano. A volte, e in numeri gestibili, sono considerati organismi commensali, ma spesso, nel caso di Klebsiella pneumoniae, possono agire come patogeni opportunisti. Possono essere normali residenti di un intestino sano, ma, quando ne hanno la possibilità, possono crescere eccessivamente e causare problemi. Klebsiella pneumoniae è un batterio Gram-negativo appartenente alla famiglia delle Enterobacteriaceae, noto per essere un patogeno opportunista responsabile di numerose infezioni sia nosocomiali che comunitarie. Questo microrganismo può causare polmoniti, infezioni delle vie urinarie, sepsi, ascessi epatici e, in casi più rari, infezioni metastatiche come osteomielite e endoftalmite, soprattutto nei pazienti immunocompromessi, ma anche in individui sani a causa di ceppi ipervirulenti (1,2,3,4).
Perché la Klebsiella è difficile da curare?
Klebsiella pneumoniae è considerato un commensale del microbiota intestinale umano, in quanto può colonizzare il tratto gastrointestinale in modo asintomatico, sia nei soggetti sani che in quelli con problemi di salute. La letteratura evidenzia che la presenza di K. pneumoniae nell’intestino non comporta necessariamente patologia: la maggior parte dei portatori rimane asintomatica, e il batterio coesiste con altri microrganismi commensali. Tuttavia, la sua capacità di acquisire fattori di virulenza e resistenza agli antibiotici lo rende un opportunista, in grado di causare infezioni gravi quando le barriere mucosali o l’equilibrio del microbiota vengono compromessi (5,6,7,8,9). La Klebsiella ha la capacità innata di formare biofilm sia nel corpo umano che sui dispositivi medici. La formazione di biofilm è una caratteristica chiave di questo patogeno opportunista, sia nei ceppi commensali che in quelli clinici, e contribuisce in modo significativo alla colonizzazione del microbiota intestinale e alla resistenza agli antibiotici e antimicrobici (10,11,12,13,14,15).
La maggior parte degli isolati clinici di K. pneumoniae, inclusi quelli multiresistenti e ipervirulenti, sono forti produttori di biofilm, con percentuali che possono superare il 75-90% tra le popolazioni studiate.Il biofilm protegge il batterio dall’azione del sistema immunitario e dagli agenti antimicrobici, favorendo infezioni croniche e complicando la gestione terapeutica.
Sintomi delle infezioni da Klebsiella
Può essere difficile individuare quale proliferazione batterica o infezione stia causando quale sintomo, ma le manifestazioni cliniche di un’infezione da Klebsiella pneumoniae variano in base al sito coinvolto e allo stato immunitario dell’ospite. Sebbene K. pneumoniae sia spesso un commensale asintomatico del microbiota intestinale, la transizione a patogeno opportunista, favorita dalla formazione di biofilm e da fattori di virulenza, può causare quadri infettivi severi.
Alcuni sintomi possono includere :
Mal di testa intensi
Feci molli
Disbiosi intestinale
Intolleranze alimentari
Difficoltà a dormire
Ansia
La disbiosi intestinale è caratterizzata da uno squilibrio nella composizione del microbiota intestinale, spesso con un aumento di batteri patobionti come ad esempio quelli della famiglia Enterobacteriaceae, che include Klebsiella pneumoniae e Klebsiella oxytoca. Questi batteri sono stati associati a condizioni come la malattia infiammatoria intestinale (IBD) e la sindrome dell'intestino irritabile (16,17,18). Klebsiella pneumoniae è stata identificata come un patobionte che può proliferare in risposta a diete ricche di carboidrati semplici, contribuendo alla disbiosi intestinale e potenzialmente aggravando condizioni infiammatorie come la colite (17).
Klebsiella e Intolleranze
Studi recenti hanno dimostrato che Klebsiella è uno dei batteri predominanti nei pazienti con SIBO. In particolare, è stato osservato un aumento della relativa abbondanza di Klebsiella, insieme ad una diminuzione della diversità microbica e ad una maggiore connettività della rete microbica. Questo squilibrio microbico può portare a sintomi comuni sia nella SIBO che nell'IBS (19,20). Studi hanno dimostrato che una dieta ricca di carboidrati semplici può favorire la proliferazione di Klebsiella, mentre la presenza di fibre può ridurre la sua disseminazione nel sangue e nel fegato, suggerendo un meccanismo dietetico per gestire la disbiosi intestinale (17) e che questo patobionte possa svolgere un ruolo centrale nello sviluppo delle intolleranze alimentari nel contesto di SIBO, IBS e disbiosi intestinale. L’overcrescita di Klebsiella nel tenue, documentata in SIBO, è associata ad una riduzione della diversità microbica ed a una dominanza di pochi ceppi batterici, tra cui Klebsiella stessa, che possono rappresentare fino al 40% della popolazione batterica duodenale nei casi più gravi.
Klebsiella contribuisce alle intolleranze alimentari attraverso due meccanismi principali: la fermentazione eccessiva di substrati alimentari non digeriti, che porta a produzione di gas e metaboliti irritanti, e la possibile interferenza con la produzione o l’attività degli enzimi digestivi, aggravando la maldigestione di zuccheri e altri nutrienti. Questa alterazione favorisce la fermentazione di carboidrati e la produzione di idrogeno e solfuro di idrogeno , processi che sono correlati direttamente con la severità di sintomi come dolore addominale, diarrea e gonfiore (19,20,21). Questo quadro è tipico sia di SIBO che di IBS, dove la disbiosi e la sovrappopolazione di Klebsiella sono associate a sintomi post-prandiali e ad una maggiore sensibilità agli alimenti (19,22,23).
Come gestire le infezioni da Klebsiella
Gli antibiotici sono il trattamento di prima linea, ma spesso, un trattamento antibiotico è proprio la causa iniziale che ha portato alla compromissione del microbiota intestinale ed ha permesso ai batteri come la Klebsiella, di proliferare in modo eccessivo. Come già citato, Klebsiella è nota per la sua capacità di sviluppare resistenza agli antibiotici. Una review recente (24) ha esaminato la natura in continua evoluzione della resistenza agli antibiotici di questa infezione batterica, ed è stata evidenziata la capacità di Klebsiella di resistere agli antibiotici carbapenemici, una classe considerata ad ampio spettro e la resistenza in questo caso è preoccupante. Un esempio popolare di antibiotico carbapenemico è l'antibiotico a base di acido clavulanico presente nella combinazione di Augmentin.
Considerazioni dietetiche e trattamenti naturali per le infezioni da Klebsiella
Non esistono linee guida cliniche internazionali che raccomandino l’uso di fitoterapici per il trattamento delle infezioni da Klebsiella pneumoniae. Tuttavia, la letteratura recente segnala che alcuni composti naturali e fitoterapici hanno mostrato attività antibatterica e antibiofilm in vitro contro K. pneumoniae, inclusi ceppi multiresistenti. I composti più studiati comprendono berberina, curcumina, epigallocatechina gallato, quercetina, resveratrolo, timo, mentolo, propoli e suoi derivati (come taxifolina e naringenina). Questi fitocomposti hanno dimostrato di inibire la crescita batterica, interferire con la formazione e la stabilità del biofilm, e modulare l’espressione di geni di virulenza e quorum sensing, in modelli sperimentali in vitro e in alcuni casi in combinazione con antibiotici convenzionali. In particolare, la baicaleina, un flavonoide naturale isolato dalle radici della pianta Scutellaria baicalensis, utilizzata nella medicina tradizionale cinese, ha mostrato una potente attività antibiofilm e sinergia con alcuni antibiotici, mentre oli essenziali di timo e menta piperita, così come i loro componenti principali (timololo e mentolo), hanno dimostrato una marcata capacità di inibire ed eradicare biofilm di K. pneumoniae. La propoli e i suoi componenti, come la taxifolina, hanno evidenziato effetti inibitori sulla formazione del biofilm e sulla vitalità batterica (25,26,27,28,29).
Considerazioni dietetiche
Nel caso di infezioni da Klebsiella , ridurre gli amidi semplici e alcuni alimenti, per il colon potrebbe essere una strategia saggia, poiché questo particolare batterio predilige l'amido come alimento. Uno studio ha suggerito di ridurre i carboidrati complessi in risposta all'infezione da Klebsiella (30), ma dati sperimentali e clinici dimostrano che una dieta ricca di fibre e carboidrati complessi sopprime la crescita e la disseminazione di K. pneumoniae, mentre la riduzione di questi substrati (come avviene con la dieta low FODMAP) potrebbe facilitare la proliferazione del patogeno, soprattutto dopo terapia antibiotica (31), ma naturalmente tutto va contestualizzato e costruito su misura su ogni singolo paziente, optando anche per diete di eliminazione. L’uso di probiotici specifici (Lactobacillus rhamnosus, Lactobacillus sake, Bacillus subtilis, Lactobacillus fermentum, Lactobacillus gasseri) ha mostrato efficacia nel ridurre la formazione di biofilm, l’adesione alle cellule intestinali e l’espressione di geni di virulenza di K. pneumoniae. La co-somministrazione di questi ceppi probiotici può antagonizzare la colonizzazione e ridurre l’infiammazione indotta dal patogeno, ma naturalmente devono essere impiegati con il giusto timing, per evitare un peggioramento dei sintomi (32,33).
Conclusioni
La proliferazione di Klebsiella pneumoniae rappresenta dunque un nodo cruciale nell’interazione tra microbiota, dieta e salute umana. Non si tratta soltanto di un microrganismo opportunista, ma di un vero “ago della bilancia” capace di passare dal ruolo di commensale a patogeno persistente, favorito da antibiotici, squilibri dietetici e vulnerabilità immunitarie. La sua abilità nel formare biofilm e acquisire resistenze antibiotiche la rende particolarmente difficile da eradicare e potenzialmente responsabile di infezioni croniche e complicanze sistemiche. Le evidenze più recenti dimostrano che la nutrizione non è un aspetto marginale, bensì un determinante centrale nella gestione della disbiosi da Klebsiella: un’alimentazione ricca di fibre e carboidrati complessi può sostenere la resilienza del microbiota e ostacolare la disseminazione del patogeno, mentre diete sbilanciate verso carboidrati semplici ne favoriscono la crescita e la traslocazione. Parallelamente, probiotici selezionati e composti naturali ad azione antibiofilm si stanno affermando come strumenti complementari promettenti.


