Lo Studio Che Cambia Tutto: I Farmaci Che Alterano il tuo Intestino e creano Disbiosi (anche se non li prendi più)
Il tuo intestino “ricorda” i farmaci che hai preso anni fa : uno studio su oltre 2.500 persone dimostra che l’uso passato di farmaci può alterare il microbiota anche anni dopo la sospensione.
Dott. G. Eros Buonarota - Biologo Nutrizionista | Certified Functional Medicine Pratictioner - Milano
10/17/20254 min read


Pensavi che smettere di assumere un farmaco significasse chiudere il capitolo? Non proprio. Un nuovo studio sorprendente rivela che il microbiota intestinale, il vasto ecosistema di batteri che vive nel nostro intestino, può conservare tracce dell’effetto di farmaci assunti anche anni prima, molto dopo che li abbiamo dimenticati. E no, non parliamo solo di antibiotici.
Cos'è il Microbiota ?
L’idea che salute e malattia dipendano in gran parte dalle condizioni dell’intestino non è nuova. Nell’ultimo decennio, prove sempre più numerose hanno evidenziato l’implicazione del microbiota intestinale nella modulazione del rischio di diverse malattie croniche, tra cui malattie infiammatorie intestinali, obesità, diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari e molto altro ancora. Il microbioma è l'insieme formato dai microrganismi, dai loro geni e dai loro metaboliti in una determinata nicchia ecologica (1). Il termine microbiota si riferisce invece alla comunità̀ di microrganismi viventi che risiedono in una particolare nicchia ecologica. Il microbiota intestinale è quindi considerato l’insieme di tutti i microrganismi presenti nell'apparato digerente umano e comprende batteri, virus, funghi, archea e protozoi (2). La popolazione di organismi varia a seconda della sezione dell'apparato digerente. Nello stomaco e nel duodeno, a causa dell'acidità dei succhi gastrici e del breve tempo di passaggio, il loro numero è più basso; mentre la stragrande maggioranza, oltre il 90% dei batteri presenti nel sistema umano, risiede nel colon (3).
Eubiosi vs Disbiosi
Lo squilibrio persistente dell’ecosistema microbico intestinale viene definito disbiosi. Quest’ultimo può essere provocato da molteplici fattori, sia endogeni che esogeni, come ad esempio dieta, età, stress, xenobiotici, genetica dell'ospite e fattori ambientali, che possono provocare alterazioni più o meno significative e durature nel tempo, causando aumenti o diminuzioni nell'abbondanza relativa e nella diversità delle specie batteriche del tratto gastrointestinale, come di altri siti corporei (4,5,6,7). Uno stato di disbiosi può verificarsi a qualunque età, anche se generalmente tende a svilupparsi più facilmente in soggetti con età avanzata, a causa di un fisiologico deperimento del microbiota intestinale (8). Oltre all’età però, i fattori più comuni che contribuiscono alla promozione di uno stato disbiotico possono essere le infezioni causate da patogeni intestinali o l’assunzione frequente di antibiotici e/o altri farmaci in grado di modificare l’ecosistema intestinale e il metabolismo batterico (6,7).
Il microbiota ha una memoria lunga
Proprio in merito all'assunzione di farmaci, pubblicato sulla rivista scientifica mSystems (American Society for Microbiology), uno studio(9) ha analizzato il microbiota intestinale di oltre 2.500 partecipanti dell’Estonian Biobank, confrontando i dati con la loro storia di prescrizioni mediche fino a 5 anni prima del prelievo del campione fecale. Il risultato? Decine di farmaci mostrano effetti persistenti sulla composizione del microbiota, anche molto tempo dopo che l’ultima pillola è stata ingerita. Tra i principali “colpevoli” che sembrano alterare il microbiota nel lungo termine, troviamo:
Inibitori di pompa protonica (PPI), usati per gastrite e reflusso
Beta-bloccanti, per ipertensione e disturbi cardiaci
Antidepressivi, specialmente gli SSRI
Benzodiazepine, per ansia e insonnia
Antibiotici, ovviamente, ma non sono i soli
Lo studio ha esaminato 186 farmaci, evidenziando che 78 (oltre il 40%) mostravano “effetti di trascinamento”, ovvero cambiamenti nel microbiota visibili anche anni dopo la sospensione.
L’intestino "non dimentica"
Una delle scoperte più interessanti è che il microbiota sembra "ricordare" l’esposizione passata ai farmaci. In alcuni casi, le persone che avevano smesso un certo farmaco da anni mostravano ancora una firma batterica residua associata al trattamento. Non solo: farmaci appartenenti alla stessa classe (es. due diversi ansiolitici) non sempre avevano lo stesso effetto. Questo suggerisce che l’impatto dipende non solo dalla categoria, ma dalla molecola specifica. Inoltre, lo studio evidenzia anche un possibile effetto “additivo”: le persone che avevano assunto più farmaci nel tempo mostravano variazioni più marcate del microbiota. In altre parole, non è solo “cosa” prendi, ma anche “quanto” e “quanto spesso”.
Non si tratta di allarmismo, ma di conoscenza utile per la medicina del futuro
Come tutti gli studi scientifici seri, anche questo ha dei limiti importanti :
La finestra temporale considerata arriva fino a 5 anni, non decenni.
Non prova che i cambiamenti nel microbioma causino malattie, ma solo che esiste una correlazione.
Persone che assumono più farmaci tendono ad avere anche altre condizioni (età, dieta, stile di vita) che potrebbero influenzare il microbioma.
Il campione è composto da cittadini estoni: servono conferme in altre popolazioni con stili di vita diversi.
Cosa significa tutto questo per noi?
Lo studio suggerisce che i farmaci hanno effetti a lungo termine non solo sul corpo, ma anche sul nostro ecosistema interno. Questo potrebbe spiegare perché persone con lo stesso disturbo abbiano risposte diverse a diete, probiotici o terapie.
Per i ricercatori: diventa fondamentale considerare la storia farmacologica pregressa quando si studia il microbiota o si cerca di associare i batteri intestinali a malattie.
Per i professionisti: è un invito a riflettere su come trattamenti farmacologici anche passati possano avere un peso invisibile ma non trascurabile.
Per i pazienti e/o non sanitari: no, non è il caso di sospendere farmaci da soli o andare in paranoia, ma è bene sapere che il nostro intestino ha più memoria di quanto credessimo.
Conclusione
Serve più ricerca. Studi più lunghi, su campioni più diversi, con più misurazioni nel tempo. Ma una cosa è chiara: il microbiota non è solo uno specchio del presente, ma anche un archivio biochimico del nostro passato farmacologico.
E tu, cosa pensi che stia “ricordando” il tuo intestino?
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