Può la vitamina D migliorare i sintomi dell’intestino irritabile?: La Scoperta che Cambia Tutto
Vitamina D e intestino irritabile: studi clinici mostrano miglioramenti reali su gonfiore, dolore addominale e diarrea.
Dott. G. Eros Buonarota - Biologo Nutrizionista | Certified Functional Medicine Pratictioner - Milano
7/4/20258 min read


Chi soffre di sindrome dell’intestino irritabile (IBS) lo sa: non è solo una questione di pancia. È una condizione che toglie energie, rende difficile vivere con serenità la quotidianità e spesso lascia il paziente con più domande che risposte.
Cos'è la Sindrome dell'intestino irritabile?
La sindrome dell’intestino irritabile (IBS) è una delle condizioni gastrointestinali funzionali più comuni, con una prevalenza stimata tra il 5% e il 10% della popolazione generale, più frequente nelle donne e nei soggetti sotto i 50 anni (1,2). La fisiopatologia coinvolge una complessa interazione tra alterazioni della motilità intestinale, ipersensibilità viscerale, disfunzione dell’asse intestino-cervello, fattori psicologici e, in alcuni casi, disbiosi intestinale (3,4,5). E' un disturbo cronico, caratterizzato da dolore addominale ricorrente associato ad un’alterazione della frequenza o della consistenza delle evacuazioni, in assenza di cause organiche identificabili. Secondo i criteri di Roma IV, la diagnosi si basa su dolore addominale presente almeno una volta a settimana negli ultimi tre mesi, correlato a cambiamenti dell’alvo (frequenza o forma delle feci) e/o a un miglioramento o peggioramento del dolore con la defecazione. Il gonfiore addominale è frequente ma non necessario per la diagnosi (6,7,8).
Negli ultimi anni, la ricerca ha acceso i riflettori su un attore spesso trascurato: la vitamina D. Diversi studi hanno suggerito che questa vitamina, nota per il ruolo nel metabolismo osseo, può influenzare in modo significativo la salute intestinale, il microbiota, l’infiammazione e persino i sintomi neurovegetativi dell’IBS.
Vitamina D: oltre le ossa, un regolatore immunitario e intestinale
La vitamina D è un pro-ormone liposolubile che viene sintetizzato principalmente a livello cutaneo tramite esposizione ai raggi UVB e, in misura minore, assunto con la dieta. È fondamentale per l’omeostasi del calcio e la salute ossea, ma possiede anche effetti immunomodulatori e anti-infiammatori, grazie alla presenza di recettori per la vitamina D (VDR) in numerosi tessuti, incluso il tratto gastrointestinale, dove sono espressi lungo tutto il tratto e sono coinvolti nel mantenimento dell’integrità della barriera intestinale e nella modulazione della risposta immunitaria (9,10,11). La questione dell'efficacia della supplementazione di vitamina D nei pazienti con sindrome dell'intestino irritabile (IBS) è stata oggetto di diversi studi, con risultati variabili.
Che legame c’è tra carenza di vitamina D e IBS?
Numerosi studi osservazionali hanno evidenziato che i pazienti con IBS presentano più frequentemente livelli subottimali o carenti di 25(OH)D (la forma circolante della vitamina D) rispetto ai soggetti sani. Questo ha portato i ricercatori a ipotizzare una possibile correlazione causale. Ad esempio, uno studio ha rilevato che oltre il 50% dei pazienti pediatrici con IBS presentava una carenza di vitamina D, con livelli significativamente inferiori rispetto ai controlli (12). Un altro studio ha confermato che i pazienti adulti con IBS spesso mostrano livelli insufficienti o carenti di vitamina D (13). Inoltre, è stato osservato che i livelli di vitamina D sono correlati negativamente con la gravità dei sintomi dell'IBS e che la carenza di vitamina D è comune tra i pazienti con IBS (14,15). Queste evidenze suggeriscono che il monitoraggio e la gestione dei livelli di vitamina D potrebbero essere rilevanti nella cura dei pazienti con IBS.
Cosa dicono gli studi clinici?
Uno dei primi studi clinici controllati sull’argomento è stato pubblicato nel 2019 sulla rivista International Journal of Preventive Medicine (16). In questo trial randomizzato, 116 pazienti con IBS sono stati trattati con 50.000 UI di vitamina D a settimana per 6 settimane. Il gruppo trattato ha mostrato un aumento significativo dei livelli sierici di vitamina D, una riduzione della gravità dei sintomi (IBS-SSS) ed un miglioramento della qualità della vita (IBS-QoL), rispetto al gruppo placebo. Gli autori quindi, hanno suggerito che la supplementazione ad alte dosi per brevi periodi può avere effetti positivi sull’IBS. Tuttavia, è importante notare che la durata dello studio era limitata a 6 settimane, e gli effetti a lungo termine della supplementazione di vitamina D in questo contesto non sono stati valutati. Inoltre, un altro studio randomizzato controllato, nel febbraio 2022, ha concluso che la supplementazione di vitamina D non ha avuto effetti significativi sulla gravità dei sintomi o sulla qualità della vita nei pazienti con IBS (17).
Nel maggio 2022, sulla rivista Nutrition Journal, è stato pubblicato una articolo intitolato "The efficacy of vitamin D supplementation for irritable bowel syndrome: a systematic review with meta-analysis", dove gli autori hanno condotto una revisione sistematica e una meta-analisi per valutare l'efficacia della supplementazione di vitamina D nei pazienti affetti da sindrome dell'intestino irritabile (18). Sono stati inclusi quattro studi clinici randomizzati, controllati con placebo, per un totale di 335 partecipanti e gli esiti valutati comprendevano :
IBS Severity Scoring System (IBS-SSS): misura della gravità dei sintomi.
IBS Quality of Life (IBS-QoL): valutazione della qualità della vita specifica per l'IBS.
IBS Total Score (IBS-TS): punteggio complessivo dei sintomi.
I risultati ottenuti hanno dimostrato che partecipanti che hanno ricevuto vitamina D hanno mostrato una riduzione significativa dei sintomi rispetto al gruppo placebo ed è stato osservato un miglioramento significativo nella qualità della vita nei pazienti trattati con vitamina D rispetto al placebo. Le analisi di sensibilità hanno mostrato risultati instabili, pertanto non è stata valutata l'efficacia della vitamina D su questo esito. La meta-analisi, quindi, suggerisce che la supplementazione di vitamina D può essere superiore al placebo nel trattamento dell'IBS, migliorando sia la gravità dei sintomi che la qualità della vita. Tuttavia, gli autori sottolineano la necessità di ulteriori studi di alta qualità per confermare questi risultati e determinare i dosaggi ottimali. Una seconda revisione sistematica e meta-analisi del 2022 ha trovato, invece, che la vitamina D non ha migliorato significativamente la gravità dei sintomi dell'IBS rispetto al placebo, ma ha mostrato un miglioramento nella qualità della vita (19).
Meta-analisi 2024: ulteriori conferme (Rivista Critical Reviews in Food Science and Nutrition)
Nel settembre 2024 è stata pubblicata un’altra revisione sistematica con meta-analisi, ancora più aggiornata, che ha incluso nuovi studi fino al 2023 (20). I ricercatori hanno esaminato studi clinici randomizzati che hanno valutato l'effetto della supplementazione di vitamina D sui sintomi dell'IBS e sulla QoL. La meta-analisi ha incluso studi che hanno misurato la gravità dei sintomi dell'IBS e la QoL prima e dopo l'intervento con vitamina D.
Risultati principali
Gravità dei sintomi dell'IBS: la supplementazione di vitamina D è stata associata a una riduzione significativa della gravità dei sintomi dell'IBS rispetto al placebo.
Qualità della vita: i partecipanti che hanno ricevuto vitamina D hanno riportato miglioramenti significativi nella QoL rispetto a quelli che hanno ricevuto il placebo.
Livelli sierici di vitamina D: è stato osservato un aumento significativo dei livelli sierici di 25-idrossivitamina D nei gruppi trattati con vitamina D.
Anche questa revisione sottolinea però la necessità di ulteriori RCT per definire dosi ottimali, durata della terapia e sottotipi di pazienti che beneficiano maggiormente dell’intervento. Infine, una revisione narrativa pubblicata nel marzo 2025 su Nutrients (21) ha riassunto i meccanismi attraverso cui la vitamina D potrebbe influenzare l’IBS. Secondo gli autori, la vitamina D:
migliora l’integrità della barriera intestinale;
regola l’infiammazione immunitaria (soprattutto le cellule Th1 e Th17);
influenza la composizione del microbiota;
modula il metabolismo della serotonina, che a sua volta agisce sulla motilità e percezione del dolore.
Quest'ultima revisione ha voluto esaminare il potenziale ruolo della vitamina D nella gestione della sindrome dell'intestino irritabile (IBS), indicando però che le meta-analisi riportano risultati contrastanti riguardo all'efficacia della supplementazione di vitamina D nel migliorare i sintomi dell'IBS e la qualità della vita (QoL). Alcuni studi indicano miglioramenti significativi, mentre altri non rilevano effetti sostanziali. Le discrepanze potrebbero derivare da differenze nei criteri diagnostici utilizzati, nella qualità metodologica degli studi e nei livelli basali di vitamina D dei partecipanti.
Altri studi, Somatizzazione e Barriera Intestinale
Nel marzo 2021 uno studio clinico ha esplorato l'interazione tra i livelli sierici di vitamina D, la funzione della barriera intestinale e l'efficacia della dieta a basso contenuto di FODMAP nei pazienti affetti da sindrome dell'intestino irritabile con predominanza di diarrea (22). 36 pazienti con IBS-D (5 uomini e 31 donne, età media 43 anni) sono stati suddivisi in due sottogruppi in base ai livelli sierici di vitamina D, livelli bassi (<20 ng/mL) e livelli alti (≥20 ng/mL) con l'obiettivo di valutare se i livelli di vitamina D influenzano la funzione della barriera intestinale e la sintomatologia nei pazienti con IBS-D sottoposti a una dieta LFD per 12 settimane. Dopo le 12 settimane, entrambi i gruppi hanno mostrato un aumento significativo dei livelli sierici di vitamina D. Inoltre, nei partecipanti del gruppo con bassi livelli di vitamina, che presentavano sintomi più gravi rispetto al gruppo con livelli normali all'inizio dello studio, si è osservato un miglioramento significativo della permeabilità intestinale. Quindi la dieta LowFODMAP non solo ha migliorato i sintomi, ma ha anche aumentato i livelli di vitamina D e migliorato la permeabilità intestinale, specialmente nei pazienti con carenza di vitamina D.
Nel Marzo 2023, un altro studio ha voluto valutare se i pazienti con IBS-D (53 pzienti) e alti livelli di somatizzazione presentavano alterazioni nei livelli sierici di vitamina D, serotonina e BDNF (fattore neurotrofico derivato dal cervello), e se queste alterazioni fossero associate alla gravità dei sintomi gastrointestinali. I risultati finali suggerirono che nei pazienti con IBS-D e alti livelli di somatizzazione sono presenti una maggiore gravità dei sintomi gastrointestinali, una permeabilità intestinale alterata e cambiamenti nei livelli sierici di vitamina D, serotonina e BDNF. Questi risultati evidenziano l'importanza di considerare i fattori psicologici e neurobiologici nella gestione dell'IBS-D (23).
Nel 2020, anche uno studio pubblicato su BMC Gastroenterology, riguardante un caso clinico, descriveva la complessa interazione tra la crescita batterica eccessiva nell'intestino tenue (SIBO), la carenza di vitamina D e la difficoltà nella guarigione delle ferite in un paziente con lesione del midollo spinale (24). Il paziente presentava una lesione da pressione sacrale persistente e una carenza di vitamina D, nonostante l'assunzione di integratori; dopo il trattamento del SIBO con antibiotici specifici, si è osservato un miglioramento significativo nella guarigione della ferita e un aumento dei livelli sierici di vitamina D. La SIBO è una condizione caratterizzata da un'eccessiva proliferazione di batteri tipici del colon nell'intestino tenue. I sintomi comuni includono diarrea acquosa, gonfiore, dolore addominale e distensione. Inoltre, la SIBO può portare a malnutrizione e carenze di vitamine (come B12, D, A ed E) e minerali (come ferro e calcio) a causa dell'assorbimento compromesso (25).
ll magnesio: il cofattore dimenticato che accende la vitamina D
Senza magnesio, la vitamina D rimane inattiva. Per comprendere questo meccanismo dobbiamo immergerci nei passaggi biochimici che trasformano la vitamina D nella sua forma attiva. La vitamina D3, assunta con la dieta o sintetizzata dalla pelle, deve essere prima convertita nel fegato in 25(OH)D (calcidiolo), poi nei reni in 1,25(OH)2D (calcitriolo), la forma biologicamente attiva. Il metabolismo della vitamina D dipende da enzimi magnesio-dipendenti, e uno stato subottimale di magnesio può compromettere sia l’attivazione che la funzione della vitamina D. Un trial randomizzato ha dimostrato che la supplementazione di magnesio aumenta i livelli sierici di 25(OH)D3 nei soggetti con livelli basali di vitamina D vicini a 30 ng/mL, suggerendo che un adeguato stato di magnesio è importante per ottimizzare la risposta alla supplementazione di vitamina D (26).
Quando si affronta un paziente con IBS-D o sintomi compatibili con disbiosi profonda, è quindi fondamentale chiedersi: questa carenza è reale, o è mascherata da un problema di assorbimento? E ancor più importante: ha senso continuare a spingere la vitamina D se l’intestino non è in grado di assorbirla? Il magnesio è:
Un rilassante muscolare naturale, utile nei pazienti con colon irritabile, crampi e spasmi addominali.
Un modulatore del sistema nervoso parasimpatico, capace di ridurre l’iperattivazione dell’asse HPA (stress).
Un regolatore del transito intestinale, spesso utile sia in caso di stipsi che di alvo alterno, a seconda della forma utilizzata.
Nei pazienti con IBS, che sono a rischio di carenze multiple di micronutrienti, inclusi magnesio e vitamina D, la valutazione e la correzione di entrambe le carenze è raccomandata per garantire l’efficacia della terapia vitaminica e prevenire effetti avversi (27,28). Inoltre, l’assunzione di alte dosi di vitamina D senza un adeguato apporto di magnesio può peggiorare la deplezione di magnesio (28). Pertanto, in presenza di carenza di vitamina D e rischio di carenza di magnesio, la supplementazione di magnesio è indicata per ottimizzare l’efficacia della terapia con vitamina D nei pazienti con IBS.
Conclusioni
La sindrome dell’intestino irritabile è una condizione multifattoriale, spesso sottovalutata nella sua complessità. Per anni ci si è concentrati solo su farmaci, antispastici e diete restrittive, dimenticando che il nostro intestino non è un tubo da svuotare, ma un ecosistema da riequilibrare. La vitamina D, spesso relegata al ruolo di semplice “vitamina delle ossa”, oggi emerge come un attore protagonista nella regolazione del microbiota, della permeabilità intestinale e della risposta infiammatoria.
Ma non basta integrare a caso. Senza valutare i livelli reali, senza correggere le carenze di magnesio (indispensabile per attivare la vitamina D), e senza considerare la presenza di SIBO o disbiosi, si rischia solo di aggiungere un integratore in più senza risolvere nulla.
Se soffri di IBS, prima di arrenderti ai farmaci o di pensare che “è tutto nella tua testa”, fermati e chiediti: hai mai davvero controllato i tuoi livelli di vitamina D e magnesio? La vitamina D sembra essere un potenziale coadiuvante nella gestione dell'IBS, anche se sono necessari ulteriori studi clinici di alta qualità per determinare l'efficacia della supplementazione, identificare i sottogruppi di pazienti che potrebbero beneficiarne maggiormente e stabilire dosaggi ottimali.
