Perché assumere omega-3 fa bene all’intestino (e non solo) : guida completa ai benefici

Scopri tutti i benefici degli omega-3: salute cardiovascolare, intestino sano e microbiota equilibrato. EPA e DHA, veri alleati del benessere.

Dott. G. Eros Buonarota - Biologo Nutrizionista | Certified Functional Medicine Pratictioner - Milano

6/20/20255 min read

Omega-3 e salute intestinale: cosa sono, a cosa servono e perché fanno bene

Gli omega-3 sono tra i nutrienti più studiati e apprezzati in ambito nutrizionale, e non a caso. Si tratta di acidi grassi polinsaturi essenziali, cioè sostanze che il nostro corpo non è in grado di produrre in quantità sufficiente e che devono quindi essere assunte attraverso l'alimentazione o, quando necessario, con integratori.

Ma perché gli omega-3 sono così importanti? E soprattutto, cosa c'entrano con il microbiota intestinale e la salute dell'intestino? Scopriamolo insieme.

Cosa sono gli omega-3?

Quando parliamo di omega-3, ci riferiamo principalmente a tre tipi:

  • EPA (acido eicosapentaenoico)

  • DHA (acido docosaesaenoico)

  • ALA (acido alfa-linolenico)

Gli omega-3 sono acidi grassi polinsaturi essenziali, cioè nutrienti che l’organismo umano non è in grado di sintetizzare in quantità sufficiente e che devono quindi essere assunti con la dieta. I principali omega-3 di interesse clinico, come elencato sopra, sono l’acido eicosapentaenoico (EPA), l’acido docosaesaenoico (DHA), presenti soprattutto nei pesci grassi, e l’acido alfa-linolenico (ALA), di origine vegetale (1,2).

I benefici degli omega-3 sul corpo umano sono molteplici e ben documentati; l’assunzione di EPA e DHA è associata ad una riduzione del rischio di malattie cardiovascolari, in particolare di eventi coronarici e mortalità cardiovascolare, grazie ad effetti favorevoli su trigliceridi plasmatici, pressione arteriosa, funzione endoteliale, infiammazione e aggregazione piastrinica (3,4,5). Le linee guida dell’American Heart Association e dell’American College of Cardiology raccomandano l’uso di omega-3 nei pazienti con ipertrigliceridemia severa per ridurre il rischio di pancreatite e come fattore di protezione cardiovascolare aggiuntivo (6).

Gli omega-3 svolgono inoltre un ruolo fondamentale nello sviluppo e nella funzione del sistema nervoso centrale e della retina, soprattutto durante la gravidanza e l’infanzia (2,7). Esistono anche evidenze di benefici in alcune patologie infiammatorie e autoimmuni, e possibili effetti positivi su funzioni cognitive e salute mentale (3,7).

Le indicazioni raccomandate per la popolazione generale sono quelle di consumare almeno due porzioni di pesce grasso a settimana, equivalenti a circa 250-500 mg/die di EPA+DHA (8,9) e in caso di ipertrigliceridemia, possono essere utilizzati dosaggi superiori sotto controllo medico (6).

Omega-3 e intestino: un legame sempre più chiaro

Negli ultimi anni, la scienza ha puntato i riflettori su un altro ruolo cruciale degli omega-3: il loro impatto sul microbiota intestinale, ovvero l’insieme dei microrganismi che vivono nel nostro intestino.

Gli omega-3 polinsaturi svolgono un ruolo regolatorio significativo sulla composizione e la funzione del microbiota intestinale, con effetti benefici sulla salute intestinale. L’integrazione con omega-3, in particolare EPA e DHA, è associata ad un aumento della diversità batterica e della presenza di batteri benefici come Akkermansia, Bifidobacterium, Roseburia e Lactobacillus, oltre ad un incremento dei batteri produttori di acidi grassi a corta catena (SCFA) come il butirrato, che supportano l’integrità della barriera intestinale e modulano l’infiammazione locale (10,11,12,13,14).

Questi effetti si traducono in una maggiore produzione di metaboliti antinfiammatori (SCFA), rafforzamento della barriera mucosa intestinale e riduzione della permeabilità intestinale, con conseguente diminuzione della traslocazione batterica e dell’attivazione immunitaria. L’azione prebiotica degli omega-3 contribuisce anche a mantenere un rapporto equilibrato tra Firmicutes e Bacteroidetes, prevenendo la disbiosi associata a obesità e malattie metaboliche (13,15).

Omega-3 e disbiosi intestinale: un’arma naturale

In condizioni di disbiosi o di aumentata permeabilità, la supplementazione può essere benefica, in quanto gli omega-3 contribuiscono a ristabilire l’eubiosi, riducono la quota di batteri patogeni e favoriscono la crescita di specie associate a uno stato di salute intestinale. Inoltre, gli omega-3 esercitano effetti immunomodulatori e antinfiammatori, riducendo la traslocazione batterica e la risposta infiammatoria sistemica (16,17,18).

Non esistono linee guida specifiche che definiscano il dosaggio ottimale di omega-3 per la disbiosi o la permeabilità intestinale, ma la letteratura suggerisce che dosi simili a quelle utilizzate per la prevenzione cardiovascolare (circa 1-2 g/die di EPA+DHA) sono sicure e potenzialmente efficaci (19). Tuttavia, la risposta individuale può variare e la supplementazione dovrebbe essere considerata come parte di un approccio integrato alla salute intestinale.

Gli effeti sul Microbiota

Uno studio ha evidenziato che la somministrazione orale di omega-3 porta ad un aumento delle concentrazioni luminali di EPA e DHA nell'ileo, associato a cambiamenti nel microbiota intestinale, in particolare un aumento dell'abbondanza di Bacteroides e una riduzione di Actinomyces (20). Inoltre, la nutrizione enterale con omega-3 ha dimostrato di migliorare la composizione del microbioma intestinale, aumentando l'abbondanza di batteri benefici come Barnesiella e Lactobacillus, e di indurre la formazione di acidi grassi a catena corta (SCFA) (21).

Un altro studio ha mostrato che la supplementazione di omega-3 può aumentare la diversità batterica nel colon e ridurre le concentrazioni di prostaglandina E2, un marker infiammatorio (22). Inoltre, gli omega-3 sono stati associati a un aumento della diversità del microbioma intestinale e alla produzione di metaboliti benefici come il N-carbamilglutammato (23).

Inoltre, gli omega-3 possono anche modulare il microbiota intestinale nei pazienti con malattie infiammatorie intestinali (IBD), promuovendo batteri produttori di SCFA e migliorando la barriera mucosa intestinale (24), mostrando un potenziale ruolo protettivo nella patogenesi dell’IBD, anche se non esistono attualmente raccomandazioni formali per la loro integrazione nella prevenzione primaria della IBD. Tuttavia, studi di randomizzazione mendeliana e meta-analisi genetiche suggeriscono un’associazione causale tra livelli più elevati di omega-3 (in particolare DHA) e ridotto rischio di IBD, sia per colite ulcerosa che per malattia di Crohn, e indicano che un basso rapporto omega-3/omega-6 rappresenta un fattore di rischio (25,26). Infine, studi su modelli animali hanno dimostrato che EPA, DHA e olio di pesce possono aumentare l'abbondanza di probiotici come Lactobacillus e Bifidobacterium, e migliorare la barriera del muco colico (27).

Alcuni studi osservazionali suggeriscono anche che nei pazienti con IBS-D (diarrea-predominante) bassi livelli di omega-3 ed un elevato rapporto omega-6/omega-3 si associano a maggiore permeabilità intestinale e infiammazione di basso grado; tuttavia, non è stato dimostrato che la supplementazione di omega-3 migliori in modo significativo i sintomi dell’IBS rispetto ad altri interventi dietetici, come la dieta low-FODMAP, che rimane la strategia nutrizionale con le evidenze più solide (28).

Conclusione: perché integrare omega-3 fa bene anche all’intestino

Integrare la propria dieta con omega-3 è una strategia efficace e naturale per:

  • Rafforzare la barriera intestinale

  • Ridurre l’infiammazione sistemica

  • Prevenire la disbiosi

  • Sostenere il benessere intestinale e mentale, con potenziali benefici anche nella prevenzione e gestione di patologie infiammatorie croniche intestinali e sistemiche. Questi effetti sono stati osservati sia in studi clinici che in modelli sperimentali, e la supplementazione può essere considerata una strategia nutrizionale efficace per il supporto della salute intestinale

Le migliori fonti alimentari di omega-3 sono i pesci grassi di acque fredde (come salmone, sgombro, aringa, sardine e acciughe), che forniscono EPA e DHA, le forme più attive e clinicamente rilevanti per la modulazione della permeabilità intestinale, della disbiosi e dell’infiammazione. Altre fonti, come semi di lino, semi di chia, noci e olio di colza, apportano ALA (acido alfa-linolenico), che viene convertito solo in minima parte in EPA e DHA nell’organismo umano. Che si tratti di prevenzione o supporto in condizioni cliniche particolari, gli omega-3 rappresentano un alleato prezioso per la salute dell’intestino e, di riflesso, per il benessere generale dell’organismo.