Pandemia Invisibile: Come la Carenza di Vitamina D Influenza il Nostro Corpo (e il Futuro della Medicina)

Carenza di vitamina D: una pandemia silenziosa che colpisce 1 persone su 4. Un viaggio tra dati globali, nuove linee guida, implicazioni immunitarie, intestinali e prospettive di medicina di precisione per affrontare una carenza diffusa e sottovalutata.

Dott. G. Eros Buonarota - Biologo Nutrizionista | Certified Functional Medicine Pratictioner - Milano

7/20/202511 min read

Vitamina D: La Chiave Invisibile del Benessere Globale

Nel vasto panorama della salute pubblica, pochi temi risultano tanto paradossali quanto quello della vitamina D. Sottovalutata per anni, celebrata di recente, e oggi protagonista di una vera rivoluzione scientifica. La vitamina D, spesso chiamata “vitamina del sole”, è molto più di un micronutriente; è un regolatore centrale del nostro organismo, e la sua carenza è oggi riconosciuta come una delle più diffuse e sottodiagnosticate condizioni di salute pubblica a livello globale. Nonostante viviamo in un’epoca in cui i test diagnostici sono ampiamente accessibili e l’uso di integratori è in costante crescita, la carenza di vitamina D rimane sorprendentemente diffusa su scala globale. Si tratta di una vera e propria pandemia silenziosa, invisibile ma concreta, che coinvolge milioni di persone in ogni continente.

Carenza di Vitamina D: Una Pandemia Silenziosa

Parliamo di numeri impressionanti. Non si tratta di una ricerca qualsiasi, ma della più completa analisi mai realizzata sui livelli di vitamina D nella popolazione generale sana del nostro pianeta. Lo studio, una revisione sistematica e meta-analisi approfondita, pubblicato a luglio 2025 sul Journal of Public Health ha analizzato i dati di quasi 2,4 milioni di partecipanti (2.370.136) in 102 paesi, offrendo statistiche riepilogative sulla concentrazione media di 25-idrossivitamina D e la prevalenza di carenza vitaminica secondo diverse soglie, analizzando un numero elevato di pubblicazioni (586), ha mostrato un quadro allarmante:

  • Solo 1 persona su 4 ha livelli ottimali

  • 18% delle persone soffre di carenza grave (sotto i 30 nmol/L) - (< 12 ng/mL)

  • 47% ha livelli insufficienti (sotto i 50 nmol/L) - (< 20 ng/mL)

  • 75% non raggiunge il livello ottimale (sotto i 75 nmol/L) - (< 30 ng/mL)

La concentrazione media di vitamina D nel sangue (misurata come 25-idrossivitamina D) è risultata di 53,9 nmol/L (21,6 ng/mL). Per chi non mastica questi termini tecnici, tradotto significa che siamo tutti un po' "a corto" di questa vitamina fondamentale. È come se tre quarti della popolazione mondiale vivesse in una sorta di "penombra nutrizionale".

La Revisione del 2020

Già nel 2020, una revisione narrativa della letteratura internazionale indicava e sottolineava come la carenza di vitamina D fosse una condizione estremamente comune a livello globale, nonostante test e uso di integratori fossero aumentati sostanzialmente negli ultimi anni. Secondo la maggior parte degli esperti, si indicava carenza di vitamina D quando i livelli ematici scendevano sotto i 75 nmol/L (30 ng/ml). Una carenza grave, invece, era definita da valori inferiori a 30 nmol/L (12 ng/ml), livelli che aumentano significativamente il rischio di rachitismo nei bambini e osteomalacia negli adulti. Le principali autorità scientifiche, come l’Endocrine Society Task Force e l’Institute of Medicine (IOM) statunitense, fissarono il livello minimo raccomandato a 50 nmol/L (20 ng/ml), sufficiente per coprire il fabbisogno nella maggior parte delle persone sane. inumeri erano già allarmanti, i dati mostrarono una realtà preoccupante:

  • Carenza grave: colpiva il 5,9% della popolazione negli Stati Uniti, il 7,4% in Canada e il 13% in Europa.

  • Carenza generale (<50 nmol/L): riguardava il 24% degli americani, il 37% dei canadesi e ben il 40% degli europei.

Situazioni ancora più critiche si registravano in paesi come India, Pakistan, Tunisia e Afghanistan, dove oltre il 20% della popolazione presenta carenze gravi. In India, si stimava che circa 490 milioni di persone fossero affette da insufficienza di vitamina D.

Le Differenze che Contano

Le donne risultano sistematicamente più carenti degli uomini, con livelli mediamente 6 nmol/L (2,4 ng/mL) più bassi. Non è ancora del tutto chiaro il perché, ma potrebbe essere legato a differenze negli stili di vita, nell'esposizione al sole o nei bisogni metabolici. Controintuitivamente, chi vive più vicino all'equatore (sotto i 40° di latitudine) tende ad avere livelli più bassi di vitamina D. Questo sfata il mito che "più sole = più vitamina D" e suggerisce che altri fattori, come l'urbanizzazione, gli stili di vita al chiuso, o fattori socioeconomici, giocano un ruolo cruciale. E come ci si poteva aspettare, i livelli di vitamina D sono circa 9 nmol/L (3,6 ng/mL) più alti in estate e autunno rispetto a inverno e primavera, confermando l'importanza dell'esposizione solare. Ma anche le condizioni socioeconomiche sembrano avere un influenza, dato che nei paesi a basso reddito i livelli di vitamina D sono mediamente 6 nmol/L (2,4 ng/mL) più bassi rispetto ai paesi più ricchi, evidenziando come questi fattori influenzino anche questo aspetto della salute.

Un Problema in Crescita

Forse il dato più allarmante è che i livelli di vitamina D sembrano essere in calo nel tempo. Gli studi più recenti (dal 2012 in poi) mostrano concentrazioni medie 4 nmol/L (1,6 ng/mL) più basse rispetto a quelli precedenti. Questo trend discendente potrebbe essere collegato ai cambiamenti negli stili di vita: più tempo trascorso al chiuso, maggiore uso di protezioni solari, urbanizzazione crescente e forse anche cambiamenti nelle abitudini alimentari.

Perché Dovremmo Preoccuparcene?

Uno studio scientifico, pubblicato a Febbraio 2025, esamina la correlazione tra i livelli di vitamina D e vari indicatori immunitari in adulti sani, con l'obiettivo di determinare la concentrazione ottimale di vitamina D per la funzione immunitaria. pubblicato nel Journal of Nutrition, indaga il ruolo della vitamina D nella regolazione dell'immunità e dell'infiammazione. I ricercatori hanno analizzato l'associazione tra i livelli di 25(OH)D e vari marker immunitari in 361 adulti sani. I risultati suggeriscono che bassi livelli di vitamina D sono associati a una maggiore infiammazione e attivazione immunitaria, mentre livelli più alti sembrano avere un effetto smorzante. Lo studio ha identificato potenziali soglie per gli effetti della vitamina D sulla funzione immunitaria, suggerendo un minimo di 50 nmol/L (20 ng/mL) per smorzare l'infiammazione e circa 70 nmol/L (28 ng/mL) per una regolazione ottimale dell'immunità adattativa.

50 nmol/L (20 ng/mL): La Soglia Anti-Infiammatoria

Questa è la concentrazione minima per iniziare a "spegnere" l'infiammazione cronica. Al di sotto di questo livello, il tuo corpo produce troppa interleuchina-6 (IL-6), una molecola che scatena processi infiammatori dannosi.

70 nmol/L (28 ng/mL): Il Livello di Eccellenza

Questa è la concentrazione ideale per un'immunità adattativa perfettamente calibrata. A questi livelli, le tue cellule T regolatorie (i "pacificatori" del sistema immunitario) lavorano al massimo dell'efficienza.

Cosa Significa nella Pratica

Se i Tuoi Livelli Sono Bassi (sotto 50 nmol/L - 20ng/ml):

  • Maggiore predisposizione all'infiammazione cronica

  • Sistema immunitario "ipervigilante" ma meno efficace

  • Possibili sintomi: stanchezza, dolori articolari, infezioni ricorrenti

Se i Tuoi Livelli Sono Ottimali (>70 nmol/L - >28ng/ml):

  • Infiammazione sotto controllo

  • Risposta immunitaria bilanciata

  • Migliore capacità di combattere infezioni senza autoaggredirsi

Le Nuove Linee Guida 2024 della Società Endocrina Rivoluzionano l'Approccio alla Supplementazione

Nel giugno 2024, l'Endocrine Society ha pubblicato nuove linee guida di pratica clinica sulla vitamina D che rappresentano un cambio di rotta significativo rispetto al passato, abbandonando l'approccio "taglia unica" del passato, concentrandosi su interventi mirati dove le prove supportano realmente un beneficio, bilanciando efficacia, costi ed equità sanitaria. Il messaggio è chiaro: la vitamina D rimane importante, ma il suo uso deve essere guidato da evidenze solide e considerazioni personalizzate, non da screening di massa o supplementazione indiscriminata. Un cambiamento che promette di servire meglio sia la salute pubblica che le risorse sanitarie.

Le Sfide degli Studi Clinici: Perché È Così Difficile Dimostrare l'Efficacia

Il panel di esperti ha identificato diverse limitazioni cruciali negli studi disponibili che spiegano l'incertezza delle raccomandazioni:

Popolazioni con livelli già adeguati: Molti studi randomizzati controllati hanno coinvolto partecipanti con livelli di 25(OH)D già considerati sufficienti (come i 31 ng/mL nello studio VITAL). Come sottolineano gli autori, "la mancanza di effetto della vitamina D non indica necessariamente che la vitamina D non influenzi l'outcome rilevante, ma piuttosto che le popolazioni studiate avevano livelli di 25(OH)D al basale adeguati".

Contaminazione dei gruppi di controllo: I partecipanti ai gruppi placebo spesso continuavano ad assumere vitamina D attraverso sole, dieta e integratori, il che "potrebbe aver distorto i risultati dello studio verso l'ipotesi nulla".

Assenza di soglie definite: "Nessuno studio è stato progettato o potenziato per affrontare l'effetto della vitamina D in sottogruppi stratificati per livelli di 25(OH)D al basale o raggiunti".

Mancanza di diversità: "Nella maggior parte degli studi, i partecipanti erano in gran parte di ascendenza europea o si identificavano come bianchi non ispanici, con pochissimi studi che includevano un gran numero di partecipanti di altre razze o etnie".

Raccomandazioni per la Vitamina D - Linee Guida 2024

Bambini e Adolescenti (1-18 anni)

  • Raccomandazione: Integrazione empirica raccomandata

  • Obiettivi: Prevenire rachitismo nutrizionale + ridurre infezioni respiratorie

  • Dose: 300-2000 UI/giorno (media ~1200 UI/giorno)

  • Motivazione: Rachitismo ha conseguenze devastanti, colpisce popolazioni svantaggiate, costi bassi

Adulti Non Gravide < 50 anni

  • Raccomandazione: NO integrazione oltre le DRI (600 UI/giorno)

  • Test: NO test di routine 25(OH)D

  • Motivazione: Benefici "probabilmente al massimo piccoli", costi superano benefici

Adulti 50-74 anni

  • Raccomandazione: NO integrazione oltre le DRI

    • 50-70 anni: 600 UI/giorno

    • 70 anni: 800 UI/giorno

  • Test: NO test di routine 25(OH)D

  • Motivazione: "Scarso o nessun impatto benefico" su fratture, CVD, cancro, mortalità

  • Eccezioni: Sottogruppi specifici (carnagione scura, allettati, abbigliamento particolare)

Anziani ≥ 75 anni

  • Raccomandazione: Integrazione empirica raccomandata

  • Obiettivo: Ridurre mortalità

  • Dose: 400-3333 UI/giorno (media ~900 UI/giorno)

  • Modalità: Preferire dosi giornaliere vs intermittenti

  • Test: NO test di routine 25(OH)D

  • Motivazione: "Leggera diminuzione mortalità per tutte le cause" (alta certezza)

Gravidanza

  • Raccomandazione: Integrazione empirica raccomandata

  • Obiettivi: Ridurre preeclampsia, mortalità intrauterina, parto pretermine, nascita SGA, mortalità neonatale

  • Dose: 600-5000 UI/giorno (media ~2500 UI/giorno)

  • Test: NO test di routine 25(OH)D

  • Motivazione: Benefici "moderatamente sostanziali", danni "probabilmente trascurabili"

  • Differenza: Si distingue dalle raccomandazioni WHO

Adulti con Prediabete

  • Raccomandazione: Integrazione empirica raccomandata (+ modifiche stile di vita)

  • Obiettivo: Ridurre progressione a diabete tipo 2

  • Dose: 842-7543 UI/giorno (media ~3500 UI/giorno)

  • Beneficio: Riduzione 15% nuovo diabete

  • Test: NO test di routine 25(OH)D

  • Motivazione: "Moderata certezza", impatto favorevole su equità sanitaria

La Rivoluzione della Dose: Giornaliera vs Intermittente

Per le persone non gravide con indicazioni all'integrazione di età ≥ 50 anni, si raccomanda la somministrazione giornaliera a dose più bassa anziché dosi elevate intermittenti. Le prove suggeriscono che la vitamina D a dosi elevate intermittenti può essere associata a un "moderato aumento del rischio di fratture" (circa 0,5% di aumento assoluto del rischio).

La Confusione dei Livelli Ottimali: Una Svolta da Barcellona

Fino a ieri, le linee guida internazionali offrivano soglie discordanti: 20, 30, 50 ng/mL? La verità è che non esiste un valore unico valido per tutti. Un gruppo di ricercatori a Barcellona ha sfruttato l’intelligenza artificiale e i big data per ridefinire i valori di riferimento. Lo studio, pubblicato nel maggio 2024, ha condotto un'analisi retrospettiva su 130.030 campioni di siero di 25(OH)D raccolti tra il 2018 e il 2022 presso un ospedale di terzo livello a Barcellona ed ha proposto intervalli personalizzati in base a sesso, età, reparto clinico, stagione e metodo analitico. Lo studio si è distinto per l’utilizzo dell’algoritmo refineR, un innovativo metodo statistico indiretto che sfrutta i big data raccolti nei laboratori clinici. Questo sistema, più accurato dei metodi tradizionali, consente di modellare correttamente la distribuzione dei valori anche in presenza di dati asimmetrici, fornendo intervalli di riferimento (RI) più realistici e specifici.

Risultati Chiave
  • Valore mediano di 25(OH)D: 25 ng/mL (62,5 nmol/L)

  • Carenza (≤20 ng/mL): presente nel 34,2% dei campioni

  • Carenza grave (≤12 ng/mL): riscontrata nel 12,6% dei casi

  • Donne: 14,5–68,6 ng/mL (intervalli più ampi)

  • Uomini: 11,6–57,3 ng/mL

  • Per stagione: lo studio ha confermato una "variazione stagionale significativa", con livelli più alti durante i mesi estivi.

Risultato? Lo studio sottolinea l'importanza dei big data nell'assistenza sanitaria per sviluppare intervalli di riferimento più precisi e contestualizzati, allontanandosi dalle soglie universali che potrebbero non riflettere la realtà delle diverse popolazioni, rivelando significative variazioni demografiche e stagionali. Le scoperte suggeriscono che la carenza di vitamina D potrebbe iniziare a livelli inferiori rispetto a quanto suggerito dalle attuali linee guida, il che potrebbe portare ad una riduzione di screening e supplementazione non necessari, minimizzando i rischi associati. I ricercatori sottolineano l'importanza di utilizzare "intervalli di riferimento specifici per popolazione, stagione e metodo" per migliorare la valutazione e la gestione della vitamina D. L'idea di “deficit universale” va superata. La valutazione deve essere individuale, contestuale, clinicamente giustificata.

Collegamento tra Carenza di Vitamina D e IBS

Inoltre, una recente revisione completa (marzo 2025) del ruolo della Vitamina D nella Sindrome dell'Intestino Irritabile, ha confermato che i pazienti con IBS hanno generalmente livelli sierici di vitamina D inferiori rispetto agli individui sani e un rischio maggiore di carenza di vitamina D. Quest'ultima è coinvolta nella modulazione del microbiota intestinale, nel rilascio di peptidi antimicrobici, nella regolazione della permeabilità intestinale, nelle risposte infiammatorie e immunitarie, e nel superamento del danno alla comunicazione dell'asse intestino-cervello. Un quesito irrisolto è se la carenza di vitamina D nei pazienti con IBS sia una causa o una conseguenza della malattia. L'aumentata permeabilità intestinale e la funzione intestinale compromessa nell'IBS potrebbero suggerire che la carenza sia una conseguenza del malassorbimento. Tuttavia, la plausibilità biologica del ruolo causale della vitamina D è forte, data la sua importanza per l'immunità, l'infiammazione e l'integrità della barriera intestinale. Purtroppo, però, le meta-analisi hanno prodotto risultati variabili riguardo all'efficacia della supplementazione di vitamina D per l'IBS. Alcune meta-analisi hanno riportato che la vitamina D ha significativamente migliorato la gravità dei sintomi dell'IBS, misurata dalla Irritable Bowel Severity Scoring Scale (IBS-SSS). Altre meta-analisi, invece, hanno indicato che la vitamina D non ha avuto un impatto considerevole sulla gravità dei sintomi, evidenziando inconcludenza e alta eterogeneità tra gli studi. La variabilità potrebbe dipendere dai criteri diagnostici (Roma III vs. Roma IV) e dalla qualità degli studi inclusi. Tuttavia, la maggior parte delle meta-analisi supporta un ruolo benefico della supplementazione di vitamina D sulla qualità di vita nei pazienti con IBS ed altri esiti positivi. La comprensione della complessa relazione tra vitamina D e IBS potrebbe aprire la strada a interventi innovativi e mirati.

Verso il Futuro: la Nutrizione di Precisione

È fondamentale prestare attenzione alla qualità e al dosaggio degli integratori. La vitamina D3 (colecalciferolo) è più efficiente della D2 (ergocalciferolo), e l'assorbimento è migliorato se assunta con un pasto contenente grassi, essendo la vitamina D liposolubile. Diversi altri nutrienti sono necessari per il corretto funzionamento della vitamina D, tra cui calcio, magnesio, fosforo, vitamina K2, zinco e vitamina A. Una "dieta equilibrata che includa una varietà di alimenti ricchi di nutrienti deve essere mantenuta per mantenere una salute ottimale. L'assunzione incontrollata di dosi eccessivamente alte può avere "conseguenze indesiderate e molto gravi", principalmente causando ipercalcemia che può portare a calcoli renali e problemi cardiaci. Nonostante alcuni studi abbiano mostrato risultati contrastanti, il consenso generale indica che la vitamina D ha effetti positivi, soprattutto nella prevenzione del cancro e nella riduzione della mortalità generale. Il futuro della terapia con vitamina D risiede nella "nutrizione di precisione" attraverso "piani di supplementazione personalizzati".

Questo approccio innovativo dovrebbe considerare:

  • Test sanguigni regolari per misurare i livelli di vitamina D

  • Fattori genetici: predisposizione genetica dell'individuo

  • Scelte di vita: esposizione al sole, dieta, attività fisica

  • Influenze ambientali: posizione geografica e cambiamenti stagionali

  • Integrazione con tecnologie digitali: strumenti di salute digitale e dispositivi indossabili per monitorare l'esposizione al sole

  • Formulazioni migliorate: sviluppo di forme di vitamina D più efficaci e biodisponibili

  • Integrazione con altre terapie per migliorare i risultati

Come Ottimizzare i Livelli di Vitamina D

  1. Sole intelligente: 10–20 minuti al giorno (senza protezione) su pelle scoperta nelle ore non centrali

  2. Alimentazione mirata: pesce grasso, uova, funghi, latte e cereali fortificati

  3. Supplementazione mirata: solo sotto guida medica; preferire vitamina D3

  4. Test solo se necessario: in presenza di fattori di rischio clinici

Conclusioni

La vitamina D non è semplicemente una vitamina, ma un regolatore sistemico la cui influenza si estende ben oltre le ossa: coinvolge l’immunità, la longevità, la prevenzione delle malattie croniche. Eppure, paradossalmente, la sua carenza è ancora largamente ignorata, sottovalutata o gestita in modo non ottimale. L’era della supplementazione indiscriminata è al tramonto, sostituita da una nuova visione fondata su evidenze scientifiche, personalizzazione e sostenibilità clinica.

La sfida oggi è duplice: riconoscere l’impatto globale di questa silente carenza e abbracciare un approccio di medicina di precisione, in grado di dosare la vitamina D come si farebbe con un farmaco: nella giusta persona, al momento giusto, nella dose adeguata. Solo così potremo trasformare questa "chiave invisibile" in un potente strumento di prevenzione, salute e benessere globale.

Fonti:

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  2. Amrein K, Scherkl M, Hoffmann M, Neuwersch-Sommeregger S, Köstenberger M, Tmava Berisha A, Martucci G, Pilz S, Malle O. Vitamin D deficiency 2.0: an update on the current status worldwide. Eur J Clin Nutr. 2020 Nov;74(11):1498-1513.

  3. Marie B Demay, Anastassios G Pittas, Daniel D Bikle, Dima L Diab, Mairead E Kiely, Marise Lazaretti-Castro, Paul Lips, Deborah M Mitchell, M Hassan Murad, Shelley Powers, Sudhaker D Rao, Robert Scragg, John A Tayek, Amy M Valent, Judith M E Walsh, Christopher R McCartney, Vitamin D for the Prevention of Disease: An Endocrine Society Clinical Practice Guideline, The Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism, Volume 109, Issue 8, August 2024, Pages 1907–1947.

  4. Fabregat-Bolufer AB, Escolà-Rodríguez A, Bedini-Chesa JL, Casals G, Morales-Ruiz M, Filella X. Redefining vitamin D status: Establishing population-based indirect reference intervals through big data analysis. Clin Chim Acta. 2025 Mar 1;569:120155. doi: 10.1016/j.cca.2025.120155. Epub 2025 Jan 30.

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