Pancia gonfia, dolori e intolleranze? Potrebbe essere colpa di Klebsiella, il nemico nascosto nel tuo intestino

Scopri il ruolo della Klebsiella nelle intolleranze alimentari, disbiosi intestinale e IBS. Un viaggio nel microbiota e nella salute digestiva

Dott. G. Eros Buonarota - Biologo Nutrizionista | Certified Functional Medicine Pratictioner - Milano

7/9/20256 min read

Intolleranze alimentari e Klebsiella

Le intolleranze alimentari sono reazioni avverse ai cibi che non coinvolgono il sistema immunitario, distinguendosi quindi dalle allergie alimentari, le quali sono invece mediate da meccanismi immunologici (1,2). Queste reazioni possono derivare da vari meccanismi non immunologici, tra cui difetti enzimatici, effetti farmacologici di componenti alimentari o reazioni tossiche. Un esempio comune è l'intolleranza al lattosio, che si verifica quando l'organismo non riesce a digerire il lattosio a causa della carenza dell'enzima lattasi, portando a sintomi gastrointestinali come dolore addominale e diarrea (2).

Le intolleranze alimentari possono manifestarsi con sintomi gastrointestinali e/o extra-intestinali, e la loro diagnosi e gestione possono essere complicate dalla variabilità dei meccanismi coinvolti (3). Ad esempio, la sensibilità ai FODMAP (oligosaccaridi, disaccaridi, monosaccaridi e polioli fermentabili) è supportata da evidenze che indicano un aumento dell'attività osmotica e della fermentazione, che porta a distensione e sintomi in individui con ipersensibilità viscerale (3,4). Altre intolleranze, come la sensibilità al glutine non celiaca e l'intolleranza agli additivi alimentari, sono meno comprese e spesso basate su segnalazioni dei pazienti piuttosto che su test validati (5).

Intolleranze e Disbiosi

Le intolleranze alimentari possono essere influenzate dalla disbiosi intestinale, che a sua volta può portare ad una carenza enzimatica. La disbiosi intestinale, ovvero uno squilibrio nella composizione del microbiota intestinale, è stata associata a diverse condizioni di intolleranza alimentare. Ad esempio, l'intolleranza al lattosio, come già citato, è causata da una carenza dell'enzima lattasi, necessario per la digestione del lattosio. Sebbene l'espressione della lattasi intestinale sia considerata costitutiva, la disbiosi può influenzare la capacità del colon di adattarsi e digerire il lattosio attraverso la crescita di batteri che metabolizzano il lattosio (6,7).

Anche l'intolleranza all'istamina è stata collegata ad una carenza dell'enzima diamina ossidasi (DAO), che può essere influenzata da alterazioni del microbiota intestinale. La presenza di batteri che producono istamina può contribuire all'accumulo di istamina nel tratto gastrointestinale, aggravando così i sintomi di intolleranza (8,9). La disbiosi intestinale può quindi alterare la digestione di specifici componenti alimentari, portando a sintomi di intolleranza alimentare. Tuttavia, la relazione tra disbiosi e intolleranze alimentari è complessa e richiede ulteriori studi per comprendere appieno i meccanismi coinvolti (3,10).

Quali Batteri si Riscontrano nelle Disbiosi ?

La disbiosi intestinale è caratterizzata da uno squilibrio nella composizione del microbiota intestinale, spesso con un aumento di batteri patobionti come ad esempio quelli della famiglia Enterobacteriaceae, che include Klebsiella pneumoniae e Klebsiella oxytoca. Questi batteri sono stati associati a condizioni come la malattia infiammatoria intestinale (IBD) e la sindrome dell'intestino irritabile (11,12,13). Klebsiella pneumoniae è stata identificata come un patobionte che può proliferare in risposta a diete ricche di carboidrati semplici, contribuendo alla disbiosi intestinale e potenzialmente aggravando condizioni infiammatorie come la colite (11). Klebsiella oxytoca, d'altra parte, è stata studiata per il suo ruolo nel deterioramento della colite e dei comportamenti depressivi indotti da altri membri della famiglia Enterobacteriaceae, come Escherichia coli (12). La dieta gioca un ruolo significativo nella proliferazione di questi batteri. Ad esempio, diete ricche di grassi e zuccheri possono ridurre la capacità di eliminare patogeni come Klebsiella pneumoniae, mentre la presenza di fibre può limitarne la proliferazione (11,14). Inoltre, la competizione tra batteri per i carboidrati è cruciale per la resistenza alla colonizzazione, e Klebsiella oxytoca può facilitare il recupero del microbioma attraverso la degradazione degli antibiotici, influenzando la resistenza alla colonizzazione in modo dipendente dalla dieta (14).

Intolleranze e IBS

Le intolleranze alimentari e le alterazioni del microbiota intestinale sono strettamente interconnesse. La relazione tra la sindrome dell'intestino irritabile (IBS) e le intolleranze alimentari è complessa e multifattoriale, coinvolgendo la disbiosi intestinale e le carenze enzimatiche. Sono frequentemente riportate dai pazienti con IBS, con circa l'85-90% che riferisce un'esacerbazione dei sintomi in seguito al consumo di specifici alimenti. Queste intolleranze possono derivare da una digestione incompleta di alcuni componenti alimentari, che porta alla loro fermentazione da parte del microbiota intestinale, producendo gas e altri metaboliti che possono causare sintomi come dolore addominale, gonfiore e alterazioni delle abitudini intestinali (15,16,17).

La disbiosi intestinale è un elemento chiave nella patogenesi dell'IBS. Alterazioni nella composizione del microbiota intestinale, con un aumento di batteri patogeni e una diminuzione di batteri benefici come Lactobacillus e Bifidobacterium, possono influenzare la funzione intestinale e contribuire ai sintomi dell'IBS. Come già riportato, la disbiosi può anche influenzare la produzione di enzimi digestivi, aggravando le intolleranze alimentari. Ad esempio, una carenza di lattasi può portare all'intolleranza al lattosio, mentre una ridotta attività della diamina ossidasi (DAO) può causare intolleranza all'istamina (18,19). Va ricordato inoltre che le carenze enzimatiche possono essere di natura congenita o acquisita.

Disbiosi, IBS e SIBO

Nonostante esistono ancora alcune incongruenze riguardo al profilo microbico dei pazienti con IBS, in letteratura viene suggerito che il profilo del microbiota intestinale dei pazienti con IBS differisce dal profilo del microbiota intestinale dei controlli sani (20). I pazienti con IBS sono più spesso caratterizzati da una riduzione dell’abbondanza e della diversità batterica (disbiosi), rispetto ai soggetti sani, con conseguente aumento della gravità dei sintomi (21,22). Una revisione sistematica di 22 articoli di studio, che valutavano adulti con vari sintomi di IBS, ha mostrato come i soggetti affetti da sindrome dell’intestino irritabile tendono ad avere ridotti livelli di Bifidobacterium e Faecalibacterum (23). Altre pubblicazioni, invece, hanno suggerito che vi è un'abbondanza relativa di specie batteriche proinfiammatorie come le Enterobacteriaceae e una ridotta presenza di Lactobacilli (24). Inoltre, si osserva un aumento del rapporto Firmicutes / Bacteroidetes e un aumento delle specie Streptococchi e Ruminococcus quando i pazienti con IBS vengono confrontati con soggetti sani (25,26). Inoltre, sono state rilevate diverse differenze nella composizione del microbiota intestinale tra i vari sottotipi di IBS (27).

Molto indicativo è uno studio pubblicato nel 2023, che ha stabilito la più grande coorte di controllo IBS profondamente fenotipizzata, descrivendo accuratamente le firme del microbiota intestinale in base ai differenti sottotipi (28). Sono stati identificati 101 generi di batteri associati a diversi sottotipi di IBS, nove generi batterici, tra cui Sutterella, Faecalibacterium, Bifidobacterium, sono stati trovati significativamente diminuiti in tutti e tre i sottotipi di IBS. Al contrario, i batteri patogeni Escherichia/Shigella sono stati trovati significativamente aumentati in tutti e tre i sottotipi di IBS.

Di recente, quindi, grazie al crescente interesse per l'impatto del microbiota intestinale e della disbiosi sul corpo umano, gli studi hanno portato all'identificazione di diversi tipi di interruzioni dell'equilibrio standard delle singole specie di microbiota intestinale nell'intestino tenue, come SIBO ( Small Intestinal Bacterial Overgrowth) e IMO ( Intestinal Methanogen Overgrowth). La SIBO può essere definita come la presenza di batteri specifici del colon, nell'intestino tenue (pari o superiori a 10^5 UFC/ml), dove si nota principalmente un aumento del numero di batteri patogeni dei generi Escherichia , Proteus e Klebsiella (29,30) e diversi sono gli studi dove viene descritta la comparsa simultanea di SIBO e IBS (31,32,33,34). Secondo l’American Gastroenterological Association, la SIBO si riscontra più frequentemente nei pazienti con IBS rispetto ai controlli, con una prevalenza fino al 33,5% nei soggetti con IBS rispetto all’8,2% nei controlli, suggerendo una sovrapposizione significativa tra le due condizioni (35).

Klebsiella e Intolleranze

Studi recenti hanno dimostrato che Klebsiella è uno dei batteri predominanti nei pazienti con SIBO. In particolare, è stato osservato un aumento della relativa abbondanza di Klebsiella, insieme ad una diminuzione della diversità microbica e ad una maggiore connettività della rete microbica. Questo squilibrio microbico può portare a sintomi comuni sia nella SIBO che nell'IBS (34,36). Studi hanno dimostrato che una dieta ricca di carboidrati semplici può favorire la proliferazione di Klebsiella, mentre la presenza di fibre può ridurre la sua disseminazione nel sangue e nel fegato, suggerendo un meccanismo dietetico per gestire la disbiosi intestinale (11) e che questo patobionte possa svolgere un ruolo centrale nello sviluppo delle intolleranze alimentari nel contesto di SIBO, IBS e disbiosi intestinale. L’overcrescita di Klebsiella nel tenue, documentata in SIBO, è associata ad una riduzione della diversità microbica ed a una dominanza di pochi ceppi batterici, tra cui Klebsiella stessa, che possono rappresentare fino al 40% della popolazione batterica duodenale nei casi più gravi.

Klebsiella contribuisce alle intolleranze alimentari attraverso due meccanismi principali: la fermentazione eccessiva di substrati alimentari non digeriti, che porta a produzione di gas e metaboliti irritanti, e la possibile interferenza con la produzione o l’attività degli enzimi digestivi, aggravando la maldigestione di zuccheri e altri nutrienti. Questa alterazione favorisce la fermentazione di carboidrati e la produzione di idrogeno e solfuro di idrogeno , processi che sono correlati direttamente con la severità di sintomi come dolore addominale, diarrea e gonfiore (34,36,37). Questo quadro è tipico sia di SIBO che di IBS, dove la disbiosi e la sovrappopolazione di Klebsiella sono associate a sintomi post-prandiali e ad una maggiore sensibilità agli alimenti (34,38,39).

Conclusioni

Le evidenze attuali suggeriscono che Klebsiella, in particolare nei contesti di disbiosi intestinale, IBS e SIBO, è frequentemente coinvolta epossa giocare un ruolo significativo nell’amplificare i sintomi delle intolleranze alimentari. Attraverso processi fermentativi anomali e potenziali interferenze con l’attività enzimatica digestiva, questo patobionte contribuisce a creare un ambiente intestinale disfunzionale, caratterizzato da gonfiore, dolore addominale e malassorbimento. Tuttavia, nonostante le correlazioni osservate, non è ancora possibile stabilire con certezza e in modo definitivo un rapporto causale diretto tra la presenza di Klebsiella e l’insorgenza delle intolleranze alimentari. Servono ulteriori studi clinici e microbiologici per chiarire i meccanismi coinvolti e definire approcci terapeutici mirati. Nel frattempo, il monitoraggio del microbiota intestinale ed un’adeguata modulazione dietetica restano strumenti centrali nella gestione dei pazienti sintomatici.