Intestino Irritabile : è Davvero Solo Stress?

Studi recenti evidenziano l'elevata presenza di condizioni psicologiche nella Sindrome dell'intestino irritabile. Questa correlazione solleva una domanda fondamentale: e se ansia, stress e depressione fossero delle conseguenze e non la causa?

Dott. G. Eros Buonarota - Biologo Nutrizionista | Certified Functional Medicine Pratictioner

2/18/202514 min read

Intestino Irritabile: è davvero solo stress ?

Non c'è niente di più frustrante che sentirsi dire da un professionista che un sintomo inspiegabile è "solo stress". Oggi più che mai, è essenziale riconoscere che noi umani facciamo parte di un ecosistema complesso, dominato da innumerevoli batteri che influenzano profondamente la nostra salute. Il microbiota intestinale è ormai riconosciuto come una frontiera rivoluzionaria nella medicina moderna, svelando come non siamo soli: condividiamo il nostro corpo con un'infinità di microscopici organismi fin dalla nascita. Il concetto di 'superorganismo' integra le nostre cellule con quelle di altri regni biologici, formando un'unità funzionale complessa. Nonostante ciò, oggi ci troviamo di fronte a un'epidemia di disturbi complessi che spesso restano senza una diagnosi accurata o un trattamento efficace.

La Sindrome dell'Intestino Irritabile (IBS): Panoramica su un Disturbo Comune

La sindrome dell'intestino irritabile (IBS), nota anche come colite spastica o colon irritabile, è uno dei disturbi gastrointestinali funzionali più frequentemente diagnosticati in gastroenterologia (1). Questo disturbo è prevalentemente caratterizzato da dolore o disagio addominale cronico, abitudini intestinali irregolari come alterazioni delle feci e frequentemente accompagnato da gonfiore (2,3). Oltre ai sintomi gastrointestinali, l'IBS può manifestarsi con sintomi extraintestinali quali mal di testa, stanchezza, fibromialgia e una ridotta qualità del benessere emotivo, colpendo più frequentemente le donne rispetto agli uomini (4,5).

La diagnosi di IBS è complessa e si basa su un processo di esclusione, utilizzato per distinguere i sintomi da quelli di altre condizioni organiche, come la celiachia, le malattie infiammatorie intestinali o il cancro del colon-retto (6). I pazienti con IBS vengono classificati in quattro sottotipi in base alla natura dei sintomi: IBS con diarrea (IBS-D), IBS con stitichezza (IBS-C), IBS con sintomi misti di stitichezza e diarrea (IBS-M) e IBS non classificata (IBS-U), secondo i criteri di Roma IV (3).

Cause Psicologiche e Psicosomatiche nell'IBS

La sindrome dell'intestino irritabile (IBS), nonostante la sua significativa prevalenza e una natura spesso cronica e recidivante, rimane un campo con fisiopatologia non completamente compresa (7). Negli ultimi anni, la ricerca ha intensificato gli sforzi per comprendere meglio la patogenesi dei sintomi dell'IBS, proponendo teorie che includono dismotilità, ipersensibilità viscerale e, significativamente, influenze psicosociali. In particolare, i fattori extra-gastrointestinali come l'ansia e la depressione emergono come elementi chiave (8,9).

Studi recenti evidenziano un'elevata incidenza di queste condizioni psicologiche nei pazienti affetti da IBS: la prevalenza di depressione e ansia è stata documentata rispettivamente al 37,1% e al 31,4% (10). Questa correlazione solleva una questione fondamentale: e se l'ansia e la depressione fossero più una conseguenza che una causa dell'IBS?

Le vere cause sottostanti

Studi recenti hanno iniziato a chiarire che l'IBS è un disturbo derivante da un’alterata regolazione dell'interazione tra il tratto gastrointestinale e il sistema nervoso centrale (11) e che sono molteplici i fattori che svolgono un ruolo importante nella patogenesi di questa sindrome. Un certo tipo di alimentazione (12,13), uno stato post-infettivo, un’infiammazione di basso grado (14,15), una composizione alterata del microbiota intestinale (16,17), uno stato di disbiosi (18,19) ed un’alterata permeabilità intestinale (20,21) possono alterare l’asse intestino-cervello che collega proprio il sistema nervoso centrale e il tratto gastrointestinale (22). Proprio l'infiammazione dell'intestino e la disbiosi sono state collegate a diversi problemi di salute mentale, tra cui ansia e depressione, sia nei bambini (23) che negli adulti (24,25). Al gruppo delle disbiosi appartiene la SIBO (Small Intestinal Bacterial Overgrowth), cioè la sindrome causata da una sovracresicta batterica del piccolo intestino. Ciò avviene quando i batteri che nel colon fermentano i carboidrati, producendo gas come metano e idrogeno, si ritrovano a colonizzare il tenue e produrre gli stessi effetti, ed il risultato è distensione addominale e gonfiore, con difficoltà di evacuazione dei gas prodotti. Si possono poi distinguere una “SIBO da idrogeno”, con prevalente diarrea e una “SIBO da metano”, con prevalente costipazione, da determinarsi mediante breath test (26,27).

Il ruolo dello stress

Oggi si fa sempre più strada l’idea che la SIBO sia una causa comune di IBS (28,29), che una grande percentuale di pazienti con IBS presenta una sovracrescita batterica; infatti, uno studio che utilizzava il test del respiro come marcatore diagnostico (28) dimostra che è coinvolta in più della metà dei casi di IBS. Inoltre, altri studi hanno dimostrato che l’eradicazione di questa crescita eccessiva porta a una riduzione del 75% dei sintomi dell'IBS (30). È vero che il funzionamento del tratto gastrointestinale può essere compromesso dall'effetto dello stress, che spesso è un fattore scatenante della malattia (31) ed è fortemente correlato all'attivazione (cronica) dei percorsi neurologici tra l'ipotalamo, l'ipofisi e le ghiandole surrenali, producendo una cascata di ormoni dello stress e di neurotrasmettitori (32), ma è anche vero che lo stress psicologico può influenzare negativamente il tempo di transito dell'intestino tenue, promuovendo così la sindrome SIBO e interrompere significativamente l'equilibrio della barriera intestinale (33,34), come indicato da studi sperimentali. È stato dimostrato che i disturbi intestinali causati dalla presenza di SIBO hanno avuto un impatto negativo sul comfort della vita dei soggetti esaminati, pertanto, sono stati osservati stati emotivi negativi, tensione o disagio associati ai sintomi (35). Altri autori hanno anche trovato una correlazione tra l'IBS e l'aumento dei sentimenti di stress, ansia e il verificarsi di problemi di sonno e un peggioramento del funzionamento nella vita quotidiana, nonché della qualità della vita (36). Dunque, lo stress potrebbe anche essere la reazione secondaria dei pazienti che soffrono di gravi sintomi di SIBO, creando così un circolo vizioso di meccanismi.

Il microbiota non batterico

Negli ultimi anni, la ricerca focalizzata sul microbiota intestinale associato alla sindrome dell'intestino irritabile (IBS) ha prevalentemente esaminato i batteri, tralasciando in gran parte il microbioma non-batterico. Uno studio ha voluto esplorare i legami tra il microbiota non-batterico e l'IBS. In particolare, si osserva che la comunità fungina nei pazienti con IBS è alterata, e alcuni funghi specifici, come ad esempio, una maggiore abbondanza di Candida albicans, sono stati associati alla gravità dei sintomi, suggerendo il loro potenziale ruolo come biomarcatori. Nonostante i funghi costituiscano solo circa lo 0,1% del microbioma intestinale e presentino una diversità inferiore rispetto ai batteri, recenti ricerche suggeriscono un loro ruolo fondamentale nella sindrome dell'intestino irritabile (IBS). Si è scoperto che la disbiosi fungina è particolarmente evidente nei pazienti affetti da IBS-D (IBS con predominanza di diarrea), i quali non mostrano significative alterazioni nel loro microbioma batterico. Questo indica che il micobioma intestinale potrebbe avere un impatto più decisivo nello sviluppo dell'IBS rispetto ai batteri (37).

Le Intolleranze Alimentari

Ma, oltre a SIBO, esistono diverse altre condizioni che vengono poi indicate come sindrome dell’intestino irritabile, come l’intolleranza all’istamina, un’ammina biogena prodotta dalla decarbossilazione batterica negli alimenti (38). Se la quantità di ammine biogene ingerite è elevata e/o la loro degradazione è inibita o disturbata nell’organismo, si possono manifestare molteplici sintomi gastrointestinali. Questi possono essere accompagnati anche da sintomi extraintestinali tra cui disturbi cardiovascolari, respiratori e cutanei (39). L'intolleranza all'istamina è una reazione avversa all'istamina alimentare che appare in individui suscettibili (40,41) ed è principalmente provocato da una carenza dell'enzima chiave responsabile della degradazione dell'istamina a livello intestinale, la diammina ossidasi DAO (42,43). L’istamina è stata recentemente indicata come mediatore chiave nell'IBS (44) e alcuni studi hanno dimostrato che più della metà dei pazienti presi in esame ha manifestato sintomi gastrointestinali dovuti a cibi ricchi di questa ammina e anche cibi che la rilasciano (45), ipotizzando che una disbiosi con aumento della secrezione di istamina fosse potenzialmente associata allo sviluppo e all'aggravamento dell'IBS (46). È stato dimostrato che un elevato livello di istamina endogena è sicuramente correlato alla gravità dei sintomi, come ad esempio il dolore addominale (47). Tuttavia, anche se esiste una sovrapposizione clinica imprecisa tra disturbi simili all'IBS (48) e si sospetta che possano essere responsabili diversi meccanismi patogenetici, esistono correlazioni sintomatologiche in IBS, SIBO e intolleranza all’istamina; perciò, la determinazione di valori sierici di DAO in pazienti ben definiti possono aiutare a chiarire questo collegamento. Certamente l’intolleranza all’istamina può essere fastidiosa e difficile da gestire, ma la ricerca della radice dei sintomi e delle condizioni sottostanti come, ad esempio, la SIBO può aiutare a migliorare notevolmente le condizioni di una persona, grazie anche all’aiuto di un professionista preparato al quale rivolgersi.

La Gluten Sensitivity e il Nichel

Infine, va ricordato che da qualche anno è stata individuata una nuova condizione clinica, definita “gluten sensitivity non celiaca” (NCGS) o ipersensibilità al glutine, molto più diffusa della celiachia (49). Colpisce coloro che soffrono a seguito dell’ingestione di cereali contenenti glutine (frumento, orzo, segale, farro, kamut) pur non essendo celiaci o allergici al grano, con disturbi molto simili a quelli della sindrome del colon irritabile. Attualmente, circa il 20% della popolazione evita il glutine negli alimenti a causa di questa nuova condizione clinica, spesso autodiagnosticata. Le ipotesi non dimostrate di presunti benefici per la salute dovuti all'alimentazione senza glutine sono molto diffuse (50), anche se non sono disponibili test medici per la diagnosi di NCGS (51). I sintomi gastrointestinali ed extra-intestinali, però, assomigliano a quelli riscontrati nell’intolleranza all’istamina (52), anche perché spesso i prodotti da forno e le birre contenenti glutine ampiamente utilizzati sono preparati con lievito che produce istamina (53,54). Inoltre, anche il Nichel è stato descritto come possibile eziologia di disturbi gastrointestinali (55). La sindrome di allergia al nichel sistemica (SNAS), di reazione al contatto e all’ingestione del nichel contenuto in molti alimenti, tra cui il grano, provoca gli stessi sintomi dei soggetti reattivi al glutine (gluten sensitivity), ma anche di quelli con sindrome del colon irritabile (e sorprendentemente, anche diversi alimenti descritti come contenenti nichel non sono ben digeriti dai pazienti intolleranti all’istamina a causa del loro alto contenuto dell’ammina). La dimostrazione di una correlazione tra questi disordini è stata pubblicata sulla rivista Nutrients nel febbraio 2017: 60 pazienti di età media di 35 anni, sensibili al glutine sono stati confrontati con 80 soggetti con sindrome del colon irritabile; il 10% dei soggetti gluten sensitive è risultato anche allergico al nichel e ha mostrato una frequenza significativa di sintomi cutanei (orticaria/angioedema o grattamento) all’ingestione del grano, uno degli alimenti più ricchi di questo metallo (56). Infatti, è stato dimostrato che anche una dieta a basso contenuto di Nichel migliora i sintomi di IBS e la spiegazione sta nel fatto che molti alimenti ad alto contenuto di Nichel, sono anche ad alto contenuto di FODMAP (57).

Conclusioni

Le evidenze emergenti illustrano in modo sempre più chiaro che la disbiosi microbica, provocata da una serie di fattori ambientali, dietetici e genetici, e definita dalle significative alterazioni nella composizione, densità e funzione del microbiota intestinale, rappresenta un aspetto centrale nello sviluppo e nella progressione di una vasta gamma di disturbi, sia gastrointestinali che extraintestinali. È cruciale riconoscere che ansia, stress e altri sintomi psicologici sono spesso non cause primarie, ma piuttosto manifestazioni secondarie di un squilibrio del microbiota intestinale, che a sua volta può scatenare una serie di condizioni patologiche.

Di fronte a tale complessità, è essenziale che sia medici che pazienti non si accontentino di diagnostiche superficiali o sbrigative. Approfondire con indagini mirate ed esaurienti è vitale: la salute non è un lusso ma una priorità, e mantenere un intestino sano è imprescindibile per garantire un'ottima qualità di vita. In quest'ottica, una comprensione più accurata del ruolo del microbiota può spianare la strada a trattamenti più efficaci e personalizzati, trasformando radicalmente il nostro approccio alle malattie croniche e migliorando sostanzialmente il benessere generale dell'individuo.

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