Endometriosi e intestino: il potere della dieta sulla salute femminile, i cibi che aiutano, quelli da evitare e il ruolo del microbiota
La gestione dietetica dell'endometriosi è un'area di crescente interesse nella ricerca medica, con diversi studi che suggeriscono che modifiche alimentari possono influenzare i sintomi e la qualità della vita delle pazienti affette da questa condizione.
Dott. G. Eros Buonarota - Biologo Nutrizionista | Certified Functional Medicine Pratictioner - Milano
6/21/20257 min read


Endometriosi, dieta e microbiota intestinale: il legame che non ti aspetti
L’endometriosi è una malattia complessa, spesso difficile da diagnosticare e da gestire, che colpisce circa 1 donna su 10 in età fertile. È una condizione infiammatoria cronica, legata agli estrogeni, caratterizzata dalla presenza anomala di tessuto simile all’endometrio al di fuori dell’utero. I sintomi più comuni includono dolore pelvico, dismenorrea, dolore durante i rapporti e, in circa un quarto dei casi, infertilità.
Ma negli ultimi anni, la ricerca ha aperto nuovi scenari su un protagonista inaspettato: il microbiota intestinale. Sempre più studi suggeriscono che ciò che accade nel nostro intestino può influenzare la progressione dell’endometriosi. E la dieta gioca un ruolo chiave in questo equilibrio.
Cos'è l' Endometriosi ?
L'endometriosi è una malattia cronica, infiammatoria e dipendente dagli estrogeni, caratterizzata dalla presenza di tessuto simile all'endometrio al di fuori della cavità uterina. Colpisce circa il 10% delle donne in età riproduttiva a livello globale (1,2). Le manifestazioni cliniche dell'endometriosi sono variabili, ma il sintomo più comune è il dolore pelvico, che può includere dismenorrea, dolore pelvico non mestruale e dispareunia, condizione caratterizzata da dolore durante i rapporti sessuali. Inoltre, circa il 26% delle donne con endometriosi sperimenta infertilità (1).
La diagnosi definitiva di endometriosi richiede la visualizzazione chirurgica delle lesioni, sebbene una diagnosi clinica sospetta possa essere formulata sulla base dei sintomi, supportata da esami fisici e imaging come l'ecografia transvaginale o la risonanza magnetica pelvica.Tuttavia, la diagnosi è spesso ritardata, con un intervallo medio di 5-12 anni dall'insorgenza dei sintomi.
Il trattamento di prima linea per le donne sintomatiche che non desiderano una gravidanza immediata include farmaci ormonali come i contraccettivi orali combinati e le opzioni a base di progestinici, che hanno dimostrato di ridurre significativamente il dolore rispetto al placebo.[1] In caso di inefficacia o controindicazioni delle terapie ormonali, si può considerare la rimozione chirurgica delle lesioni tramite laparoscopia. Altre opzioni terapeutiche includono agonisti e antagonisti del GnRH e, in casi selezionati, l'isterectomia (1).
L'endometriosi è anche associata a squilibri ormonali, infiammazione locale e sistemica, e disfunzioni immunitarie, che contribuiscono alla crescita del tessuto endometriale ectopico e alla sintomatologia dolorosa (3,4). La ricerca continua ad esplorare nuovi approcci terapeutici, inclusi trattamenti anti-infiammatori e immunomodulatori (3).
Il microbiota e il suo ruolo nell’endometriosi
Il microbiota intestinale gioca un ruolo significativo nella patogenesi e nella progressione dell'endometriosi, principalmente attraverso la modulazione delle risposte immunitarie e del metabolismo degli estrogeni. La disbiosi del microbiota intestinale, caratterizzata da alterazioni nella composizione e diversità microbica, è stata associata ad un aumento dell'infiammazione sistemica, che può contribuire alla progressione dell'endometriosi (5,6,7).
Studi recenti hanno evidenziato che le donne con endometriosi presentano un rapporto alterato tra Firmicutes e Bacteroidetes, con un aumento dei livelli di Bacteroidetes, e un incremento di marcatori infiammatori come la β-glucuronidasi e l'IgA secretoria (6). Queste alterazioni possono influenzare il metabolismo degli estrogeni, un fattore chiave nella patogenesi dell'endometriosi (8).
Inoltre, il microbiota intestinale può influenzare l'endometriosi attraverso la regolazione delle risposte immunitarie e l'interferenza con le attività metaboliche, contribuendo ad un ambiente pro-infiammatorio che favorisce l'adesione e l'angiogenesi delle lesioni endometriosiche (7,9). La ricerca suggerisce anche che il microbiota potrebbe essere un potenziale bersaglio per diagnosi non invasive e terapie mirate.
Dieta e microbiota: un binomio fondamentale
La dieta è uno dei principali fattori in grado di modificare il microbiota intestinale, rendendola un potenziale alleato nella gestione dell’endometriosi. Alcuni alimenti, infatti, possono:
Ridurre l’infiammazione
Modulare i livelli di estrogeni
Favorire la crescita di batteri benefici
Ecco come:
Cosa favorire nella dieta:
Fibre: presenti in frutta, verdura, cereali integrali e legumi. Le fibre alimentano i batteri buoni, che producono acidi grassi a catena corta (come il butirrato), potenti antinfiammatori naturali.
Alimenti fermentati: come kefir, yogurt, miso, kimchi, ricchi di probiotici.
Polifenoli: antiossidanti presenti in tè verde, frutti di bosco, curcuma, che aiutano a modulare l’infiammazione.
Grassi buoni (PUFA): come gli omega-3 (da pesce azzurro, semi di lino, noci) che supportano un microbiota equilibrato e contrastano i processi infiammatori.
Dieta mediterranea: ricca di vegetali, olio d’oliva, pesce, noci e legumi, è associata a una composizione più sana del microbiota.
Cosa limitare o evitare:
Carne rossa (soprattutto non processata): correlata a un rischio maggiore di sviluppare endometriosi.
Grassi saturi e trans: presenti in cibi industriali, snack confezionati, fast food.
Zuccheri raffinati: favoriscono l’infiammazione e la crescita di batteri patogeni.
Caffè e succhi zuccherati: alcuni studi suggeriscono una possibile associazione con maggiore rischio.
Glutine e latticini: non vi è evidenza definitiva, ma molte pazienti riferiscono benefici eliminandoli.
Esiste quindi una dieta specifica per l'Endometriosi ?
La gestione dietetica dell'endometriosi è un'area di crescente interesse nella ricerca medica, con diversi studi che suggeriscono che modifiche alimentari possono influenzare i sintomi e la qualità della vita delle pazienti affette da questa condizione.
Uno studio ha evidenziato che l'aderenza alla dieta MIND, che è ricca di componenti salutari come noci, pesce e verdure, e povera di alimenti infiammatori, è associata ad una riduzione significativa delle probabilità di sviluppare endometriosi (10). Inoltre, la dieta mediterranea e altre diete anti-infiammatorie, vegetariane, a basso contenuto di nichel e a basso contenuto di FODMAP sono state proposte per i loro potenziali effetti benefici sulla gestione dell'endometriosi (11,12).
In particolare, la dieta a basso contenuto di FODMAP ha dimostrato di migliorare i sintomi gastrointestinali associati all'endometriosi, come il dolore addominale e il gonfiore, in uno studio controllato randomizzato (13). Anche la riduzione o l'eliminazione del glutine e dei latticini sono strategie dietetiche comunemente utilizzate dalle pazienti per gestire i sintomi (14).
Un'altra revisione sistematica ha indicato che diete ricche di acidi grassi polinsaturi e antiossidanti possono migliorare la percezione del dolore nelle donne con endometriosi (15). Tuttavia, la maggior parte delle evidenze disponibili proviene da studi non randomizzati, che presentano vari bias, e quindi sono necessarie ulteriori ricerche per confermare questi risultati (16).
Quali alimenti specifici dovrebbero essere evitati nella dieta per l'endometriosi?
Nella gestione dietetica dell'endometriosi, alcuni alimenti sono stati identificati come potenzialmente da evitare per ridurre il rischio o l'aggravamento dei sintomi. La letteratura medica suggerisce che il consumo di carne rossa, in particolare non processata, è associato ad un aumento del rischio di endometriosi (17,18,19). Inoltre, l'assunzione di acidi grassi trans e saturi è stata correlata a un rischio maggiore di sviluppare la malattia (18).
Altri studi hanno evidenziato che le preferenze per il caffè e il succo d'arancia possono aumentare la probabilità di endometriosi, mentre l'asparago sembra avere un effetto protettivo (20). Anche se il consumo di latticini non è stato direttamente associato ad un aumento del rischio di endometriosi, molte pazienti riferiscono benefici sintomatici dalla riduzione o eliminazione di latticini e glutine (21,22).
Soia: amica o nemica?
Il ruolo della soia è controverso. La soia è ricca di isoflavoni, che sono classificati come fitoestrogeni. Questi composti hanno una struttura simile agli estrogeni e possono competere per il legame con i recettori estrogenici, mostrando proprietà anti-estrogeniche o debolmente pro-estrogeniche (23,24).
Una revisione sistematica e meta-analisi ha dimostrato che gli isoflavoni di soia non hanno effetti estrogenici significativi su vari parametri di estrogenicità nelle donne in postmenopausa, suggerendo che agiscono come modulatori selettivi dei recettori estrogenici (25). Mentre altiri hanno concluso che gli isoflavoni di soia non dovrebbero essere classificati come distruttori endocrini, poiché non mostrano effetti avversi sui tessuti endometriali o sui livelli di estrogeni nelle donne (24).
Tuttavia, uno studio su modelli animali ha suggerito che l'assunzione di soia prima della pubertà potrebbe contribuire alla patogenesi dell'endometriosi in età adulta, specialmente con un contenuto di soia superiore al 10% nella dieta (26). Questo indica che l'effetto della soia potrebbe variare a seconda del momento e della quantità di consumo.
Sono consigliati alcuni integratori ?
Gli integratori alimentari che possono migliorare la salute del microbiota intestinale in pazienti con endometriosi includono probiotici (in particolare ceppi di Lactobacillus e Bifidobacterium), prebiotici (come inulina, frutto-oligosaccaridi e galatto-oligosaccaridi), acidi grassi omega-3, e polifenoli (ad esempio curcumina, quercetina, resveratrolo, epigallocatechina gallato) (27,28,29,30).
I probiotici, soprattutto Lactobacillus e Bifidobacterium, sono stati associati ad una modulazione positiva della disbiosi intestinale ed a una riduzione dell’infiammazione, con potenziali benefici sui sintomi dell’endometriosi (27,31). I prebiotici favoriscono la crescita di batteri benefici e la produzione di acidi grassi a catena corta, che hanno effetti anti-infiammatori (30). Gli acidi grassi omega-3 possono ridurre l’infiammazione sistemica e modulare la composizione del microbiota (29). I polifenoli, presenti in vari integratori e alimenti, hanno dimostrato effetti antinfiammatori e di supporto alla diversità microbica (28,29).
Tuttavia, non esistono attualmente linee guida ufficiali che raccomandino dosaggi specifici per questi integratori nella popolazione con endometriosi; la scelta e la posologia devono essere personalizzate in base al quadro clinico e alle evidenze emergenti. L’efficacia e la sicurezza a lungo termine richiedono ulteriori studi clinici ben disegnati.
Endometriosi e Intestino irritabile?
L’endometriosi e la sindrome dell’intestino irritabile (IBS) coesistono frequentemente, condividendo meccanismi patogenetici come la disbiosi intestinale, l’infiammazione cronica di basso grado, l’aumentata permeabilità intestinale e l’attivazione immunitaria. Circa il 20% delle pazienti con endometriosi presenta anche sintomi di IBS, e la sovrapposizione delle due condizioni aggrava la sintomatologia e la qualità di vita (32,33). La gestione del microbiota intestinale rappresenta un approccio promettente per entrambe le patologie. Le strategie dietetiche, in particolare la dieta low FODMAP, sono raccomandate per la riduzione dei sintomi gastrointestinali nell’IBS e possono essere utili anche nelle pazienti con endometriosi e sintomi sovrapposti. Tuttavia, la dieta low FODMAP può ridurre la concentrazione di Bifidobacteria, batteri benefici per la salute intestinale, suggerendo la necessità di un approccio personalizzato.
In conclusione, esiste una dieta specifica per l’endometriosi?
La risposta breve è: no, non esiste una dieta “ufficiale” e universale per l’endometriosi.
Ma esistono evidenze crescenti che alcuni schemi alimentari e approcci dietetici possono aiutare a ridurre i sintomi, migliorare la qualità della vita e modulare l’infiammazione sistemica e intestinale che caratterizza la malattia.
L’endometriosi è molto più di una condizione ginecologica: è una malattia sistemica, cronica e infiammatoria, che può influenzare profondamente la qualità della vita. Ma oggi sappiamo che intervenire non significa solo assumere farmaci o sottoporsi a interventi chirurgici.
La dieta, attraverso la modulazione del microbiota intestinale, può rappresentare un tassello fondamentale per ridurre l’infiammazione, riequilibrare il metabolismo degli estrogeni e alleviare i sintomi.
Modificare le proprie abitudini alimentari, con il supporto di professionisti della salute, può trasformarsi in una strategia integrata e personalizzata per convivere meglio con l’endometriosi. La ricerca è in continuo sviluppo, ma il messaggio è chiaro: la tavola può diventare una vera alleata nella gestione della malattia.
