Disturbi intestinali cronici? Un nuovo studio chiarisce la differenza tra IBS e SIBO
Sintomi digestivi cronici? Forse non è solo colon irritabile. Scopri la differenza tra IBS e SIBO, due disturbi intestinali spesso confusi. Ecco come distinguerli e perché una diagnosi corretta è fondamentale per curarli al meglio.
Dott. G. Eros Buonarota - Biologo Nutrizionista | Certified Functional Medicine Pratictioner - Milano
7/17/20254 min read


IBS e SIBO: due facce dello stesso sintomo? Uno studio rivela le vere differenze
Negli ultimi anni, termini come Sindrome dell’Intestino Irritabile (IBS) e SIBO (Sovracrescita Batterica dell’Intestino Tenue) sono diventati sempre più familiari tra chi convive con disturbi gastrointestinali cronici. Ma cosa succede quando i sintomi sono talmente simili da generare confusione anche tra gli specialisti?
Un importante studio pubblicato nel dicembre 2024 sulla rivista Digestive and Liver Disease ha cercato di rispondere a questa domanda fondamentale: IBS e SIBO sono davvero la stessa cosa?
La risposta è chiara: no, e le differenze, sia cliniche che biologiche, sono più profonde di quanto si pensasse.
IBS e SIBO: affinità sintomatica, ma radici diverse
Lo studio rappresenta la prima analisi comparativa completa tra IBS e SIBO che integra la valutazione dei sintomi, della dieta, del microbiota fecale e dei metaboliti intestinali. Sebbene entrambe le condizioni si manifestino con dolore addominale, gonfiore e alterazioni dell’alvo, le loro origini, il loro impatto e la loro gestione clinica non possono essere sovrapposti.
La IBS è un disturbo funzionale cronico dell’intestino, in cui non sono visibili alterazioni strutturali. È spesso una diagnosi di esclusione, basata su criteri clinici, e si accompagna a una componente emotiva significativa. La SIBO, invece, ha una base organica: consiste nella proliferazione anomala di batteri nel tenue, dove normalmente la densità batterica è molto bassa. La diagnosi viene effettuata con test del respiro, e il trattamento spesso prevede l’uso di antibiotici.
Il problema è che i sintomi delle due condizioni si sovrappongono a tal punto da rendere difficile distinguerle senza un’anamnesi accurata e indagini mirate. Diagnosi errate portano facilmente a trattamenti inefficaci o controproducenti, prolungando il disagio dei pazienti.
Cosa ha scoperto lo studio
Per indagare queste differenze, i ricercatori hanno coinvolto 216 partecipanti: pazienti con IBS, con SIBO confermata da test del respiro, e soggetti sani come gruppo di controllo (suddivisi in tre gruppi, 70 pazienti con diagnosi di IBS con test del respiro negativo, 71 con SIBO confermata da test del respiro positivo, 75 soggetti sani come gruppo di controllo). Sono stati analizzati i sintomi clinici, l’alimentazione abituale, la composizione del microbiota fecale e i metaboliti intestinali. Il quadro emerso è stato sorprendentemente nitido.
Sintomi: più severi nell’IBS, più frustranti nella SIBO
I pazienti con IBS hanno riportato sintomi più gravi: dolore addominale intenso, episodi frequenti di diarrea e un impatto marcato sulla qualità della vita. A dimostrarlo sono stati anche i punteggi più elevati all’IBS Symptom Severity Score.
Al contrario, chi soffre di SIBO ha manifestato sintomi generalmente più lievi, ma una maggiore insoddisfazione verso le proprie abitudini intestinali. Molti pazienti descrivono un senso di frustrazione e un forte desiderio di ritrovare regolarità nelle evacuazioni.
Interessante notare come la storia clinica giochi un ruolo: circa un terzo dei pazienti con IBS ha riferito episodi pregressi di enterite, rispetto al 15% dei pazienti con SIBO e al 12% dei soggetti sani. Questo dato supporta l’ipotesi di una componente post-infettiva nell’origine dell’IBS.
Entrambe le condizioni, inoltre, sono risultate associate a una maggiore incidenza di disturbi dell’umore, come ansia e depressione, rispetto alla popolazione sana. Ancora una volta, emerge il legame profondo tra intestino e cervello.
Anche l’alimentazione differisce tra i due gruppi. I pazienti IBS tendono a consumare più proteine e meno fibre, spesso per timore di peggiorare i sintomi. I soggetti con SIBO, invece, mostrano una dieta più ricca di grassi e povera di carboidrati, probabilmente nel tentativo di ridurre la fermentazione batterica responsabile del gonfiore.
Il microbiota: due firme batteriche opposte
Una delle scoperte più significative riguarda la composizione del microbiota intestinale. I pazienti con IBS presentano una diversità tassonomica più alta, cioè ospitano un numero maggiore di specie batteriche, ma questa varietà non si traduce in una maggiore efficacia funzionale. Anzi, le loro comunità microbiche risultano meno efficienti nelle funzioni biologiche benefiche.
In SIBO, invece, il numero di specie è inferiore, ma la diversità funzionale è più elevata: i batteri presenti svolgono più attività metaboliche, soprattutto nella produzione di gas e nella fermentazione di nutrienti.
Nel dettaglio, il microbiota dell’IBS è dominato da batteri patogeni opportunisti come Escherichia-Shigella, Enterobacter, Lachnoclostridium, Klebsiella e Mitsuokella, associati a dolore, gonfiore e infiammazione intestinale.
La SIBO, invece, è caratterizzata da microrganismi tipici del colon ma fuori sede, come Ruminococcaceae, Christensenellaceae, Oscillospira e Butyricimonas, con una forte tendenza alla produzione di gas e correlazioni con sintomi di stitichezza (ma dipende dal tipo di SIBO).
È interessante notare che i batteri della SIBO mostrano una rete di interazioni più fitta e stabile, suggerendo un ecosistema disfunzionale ma coeso. Al contrario, nella IBS si osservano sinergie tra batteri come Blautia e Dorea, entrambi legati a diarrea e alterata permeabilità intestinale.
Sintomi e batteri: connessioni dirette
Lo studio ha dimostrato che la presenza di specifici batteri è direttamente associata a determinati sintomi. Nell’IBS, i ceppi patogeni sono legati a diarrea, dolore e gonfiore. Nella SIBO, i batteri fermentativi correlano con stitichezza e distensione addominale. Queste osservazioni rafforzano l’idea che non si possa trattare IBS e SIBO nello stesso modo, proprio perché le basi microbiologiche sono profondamente diverse.
Conclusioni: IBS e SIBO, due diagnosi che vanno distinte
Lo studio di Lu et al. è una conferma autorevole: IBS e SIBO non sono varianti della stessa condizione, ma due realtà cliniche differenti per origine, microbiota e metabolismo intestinale.
IBS appare come una condizione infiammatoria, dominata da batteri opportunisti e metaboliti associati ad acidi biliari, con una sintomatologia intensa e destabilizzante.
SIBO si configura invece come una disbiosi del tenue, più legata a problemi di fermentazione, produzione di gas e transito rallentato, con un impatto diverso ma non meno frustrante.
Perché l’anamnesi fa la differenza
Questo studio sottolinea quanto sia cruciale una diagnosi accurata, supportata da una anamnesi dettagliata, test specifici e analisi del microbiota.
Saper distinguere tra IBS e SIBO non è solo un esercizio accademico: significa scegliere trattamenti più efficaci, evitare farmaci inutili e migliorare davvero la qualità della vita dei pazienti. I ricercatori propongono una prospettiva interessante: utilizzare i profili microbici e metabolici come biomarcatori diagnostici, per definire con maggiore precisione la diagnosi e guidare interventi terapeutici personalizzati. In altre parole, il futuro della gastroenterologia potrebbe essere sempre più mirato, molecolare e personalizzato.
Limiti e considerazioni
Come ogni studio, anche questo presenta delle limitazioni. L’uso dei criteri di Roma III (anziché Roma IV) per la diagnosi di IBS, la mancanza della coltura dell’aspirato come metodo diagnostico per la SIBO, e il fatto che l’analisi del microbiota sia stata effettuata su campioni fecali, che non riflettono sempre fedelmente ciò che accade nel tenue, sono aspetti da tenere presenti. Tuttavia, questi limiti non indeboliscono il messaggio centrale dello studio: IBS e SIBO devono essere riconosciute, comprese e trattate come entità separate.
Se soffri di disturbi digestivi cronici, non fermarti a una diagnosi generica. Chiedi analisi approfondite, discuti con il tuo medico la possibilità di effettuare un test del respiro o un’analisi del microbiota. La chiarezza diagnostica è il primo passo per un trattamento efficace.
Perché, quando si parla di intestino, ogni dettaglio conta.
