Colite, non è tutta uguale! Scopri i diversi tipi e come riconoscerli: Sintomi, diagnosi e il ruolo del microbiota intestinale
Ti è mai capitato di sentire dire “ho la colite”? È una frase comune, ma anche profondamente generica. In realtà, la “colite” non è una malattia unica, bensì un termine che indica l’infiammazione del colon, ovvero l’ultimo tratto dell’intestino. Dietro questa parola si nascondono condizioni molto diverse, con cause, sintomi e trattamenti specifici. Scopri gli 8 tipi e le cause nascoste
Dott. G. Eros Buonarota - Biologo Nutrizionista | Certified Functional Medicine pratictioner - Milano
5/25/202511 min read


La colite è una condizione molto comune, ma anche molto fraintesa. Quando si parla di colite, si fa spesso riferimento a un generico malessere intestinale, ma in realtà esistono diversi tipi di colite, ciascuno con cause specifiche, sintomi caratteristici e approcci terapeutici diversi.
Dalla ben nota colite ulcerosa al morbo di Crohn, passando per la colite microscopica, la colite eosinofila, la colite infettiva e perfino la cosiddetta colite spastica (in realtà riconducibile alla sindrome dell’intestino irritabile), ogni forma presenta peculiarità cliniche e importanti alterazioni del microbiota intestinale. Le principali forme di colite includono:
Colite ulcerosa (UC): è una malattia infiammatoria cronica che colpisce principalmente il colon e il retto.
Malattia di Crohn (CD): anche questa è una malattia infiammatoria cronica, ma può colpire qualsiasi parte del tratto gastrointestinale.
Colite microscopica (MC): comprende la colite collagenosa e la colite linfocitica. Anche se meno studiata rispetto a UC e CD, la MC presenta alterazioni del microbiota simili, con una riduzione della diversità batterica.
Colite Eosinofila : la colite eosinofila è una rara malattia infiammatoria caratterizzata da infiltrazione significativa di eosinofili nella parete colica, in assenza di cause secondarie
Colite Aspecifica : è una diagnosi istologica provvisoria che indica la presenza di infiammazione colica non riconducibile a una specifica entità nosologica, dopo valutazione clinica, endoscopica e istologica.
Colite ischemica (IC): è causata da una riduzione del flusso sanguigno al colon. Nei pazienti con IC, si osserva una riduzione della diversità microbica e un aumento di batteri patogeni come Clostridium difficile.
Colite infettiva : la colite infettiva può mimare la colite ulcerosa o il Crohn, ma la durata dei sintomi è solitamente inferiore a 2 settimane; la presenza di un patogeno nelle feci è un elemento chiave.
Colite spastica : il termine "colite spastica" non è riconosciuto nella letteratura medica come una forma distinta di colite. Spesso, questo termine viene utilizzato in modo colloquiale per riferirsi alla sindrome dell'intestino irritabile (IBS), che è un disturbo funzionale dell'intestino.
Colite Ulcerosa
La colite ulcerosa (o rettocolite) è una malattia infiammatoria cronica che interessa la mucosa del retto e del colon, con estensione variabile. I sintomi principali sono diarrea ematica, urgenza evacuativa, tenesmo, dolore addominale e, nei casi severi, febbre e perdita di peso. Le manifestazioni extraintestinali (artralgie, manifestazioni cutanee, oculari) sono possibili ma non costanti (1,2).
Le caratteristiche cliniche includono decorso cronico-recidivante, con fasi di attività e remissione. La diagnosi si basa su criteri clinici, laboratoristici (anemia, PCR elevata, calprotectina fecale), endoscopici (mucosa friabile, ulcerazioni continue a partire dal retto) e istologici (infiltrato infiammatorio mucosale, criptite, ascessi criptici) (1).
Le alterazioni del microbiota intestinale nella colite ulcerosa sono caratterizzate da una marcata disbiosi: riduzione della diversità microbica, perdita di batteri benefici (es. Faecalibacterium prausnitzii, Akkermansia, Ruminococcaceae) e aumento di batteri pro-infiammatori (es. Escherichia coli, Bacteroides, Streptococcus, Enterobacteriaceae). Si osserva anche una riduzione dei produttori di SCFA e alterazioni metaboliche pro-infiammatorie. Queste modifiche sono presenti sia nelle fasi attive che in quelle di remissione, ma più accentuate durante l’attività di malattia (3,4,5).
Morbo di Chron
Il morbo di Crohn è una malattia infiammatoria cronica che può colpire qualsiasi tratto del tubo digerente, dalla bocca all’ano, con predilezione per ileo e colon. I sintomi principali sono dolore addominale, diarrea cronica (spesso non ematica), perdita di peso, affaticamento e, nei casi severi, febbre, anemia e manifestazioni extraintestinali (artrite, uveite, eritema nodoso). Complicanze tipiche sono stenosi, fistole e ascessi per la natura transmurale e discontinua dell’infiammazione (“skip lesions”) (6,7,8,9).
Le caratteristiche cliniche distintive rispetto alla colite ulcerosa sono la distribuzione segmentaria, il coinvolgimento transmurale, la frequente presenza di lesioni perianali e la possibilità di complicanze strutturali. La colite ulcerosa, invece, interessa solo il colon, con infiammazione continua e superficiale a partire dal retto, e si manifesta tipicamente con diarrea ematica e tenesmo (7,9,10,11).
La diagnosi di Crohn si basa su un insieme di dati clinici, laboratoristici, endoscopici (ulcere profonde, aree di mucosa sana interposte), istologici (granulomi non caseosi, se presenti) e radiologici. La diagnosi differenziale con la colite ulcerosa può essere complessa nei casi di coinvolgimento esclusivo del colon (7,9,12,13).
Le alterazioni del microbiota nel Crohn sono caratterizzate da riduzione della diversità microbica, perdita di batteri benefici (es. Faecalibacterium prausnitzii), aumento di Proteobacteria (es. Escherichia coli aderente-invasivo), riduzione dei produttori di SCFA e alterazioni metaboliche pro-infiammatorie. Queste alterazioni sono più marcate rispetto alla colite ulcerosa, dove la disbiosi è anch’essa presente ma con pattern diversi (es. minore espansione di E. coli) (14,15).
Colite Microscopica
La colite microscopica, che comprende la colite collagenosa e la colite linfocitica, è una malattia infiammatoria cronica del colon che si manifesta con diarrea acquosa cronica non ematica, urgenza evacuativa, dolore addominale, perdita di peso e, frequentemente, sintomi notturni. Colpisce prevalentemente donne oltre i 60 anni e si associa spesso a patologie autoimmuni e all’uso di farmaci come FANS, IPP e SSRI. L’endoscopia è tipicamente normale; la diagnosi richiede biopsie coliche con riscontro istologico di infiltrato linfocitario intraepiteliale (colite linfocitica) o ispessimento della banda subepiteliale di collagene (colite collagenosica) (16,17,18,19).
Le alterazioni del microbiota nella colite microscopica includono una ridotta diversità batterica, deplezione di specie anti-infiammatorie (es. Blautia glucerasea, Bacteroides stercoris) e arricchimento di specie pro-infiammatorie come Veillonella dispar e Haemophilus parainfluenzae, con un profilo metabolico pro-infiammatorio distinto rispetto a soggetti sani e ad altre forme di diarrea (20).
Le differenze tra colite microscopica collagenosica e colite microscopica linfocitica riguardano principalmente i reperti istologici, mentre sintomi e caratteristiche cliniche sono sovrapponibili.
Sintomi e caratteristiche cliniche: Entrambe presentano diarrea acquosa cronica non ematica, urgenza evacuativa, dolore addominale, perdita di peso e, talvolta, sintomi notturni. Colpiscono prevalentemente donne in età avanzata e sono associate a patologie autoimmuni e all’uso di farmaci (FANS, IPP, SSRI). Non vi sono differenze cliniche significative tra le due forme (17,19,21,22).
Reperti istologici:
• Colite collagenosica: ispessimento della banda subepiteliale di collagene (>10 μm), associato a infiltrato infiammatorio della lamina propria e aumento dei linfociti intraepiteliali.
• Colite linfocitica: aumento dei linfociti intraepiteliali (>20 per 100 cellule epiteliali), senza ispessimento della banda di collagene. L’infiltrato della lamina propria è simile a quello della forma collagenosica (21,22,23).
Diagnosi:
La diagnosi di entrambe richiede biopsie coliche multiple, poiché l’endoscopia è solitamente normale. La distinzione è esclusivamente istologica.
Alterazioni del microbiota:
In entrambe le forme si osserva una ridotta diversità batterica, deplezione di specie anti-infiammatorie (es. Blautia glucerasea, Bacteroides stercoris) e arricchimento di specie pro-infiammatorie come Veillonella dispar e Haemophilus parainfluenzae. Non sono emerse differenze microbiologiche sostanziali tra le due varianti, suggerendo una patogenesi comune (24).
In sintesi, la differenza principale è istologica (collagene ispessito vs. linfocitosi intraepiteliale), mentre sintomi, diagnosi e alterazioni del microbiota sono simili.
Colite Eosinofila
La colite eosinofila è una rara malattia infiammatoria caratterizzata da infiltrazione significativa di eosinofili nella parete colica, in assenza di cause secondarie (infezioni, farmaci, IBD, allergie alimentari). I sintomi principali sono dolore addominale, diarrea (spesso non ematica), nausea, vomito, tenesmo, stipsi e, meno frequentemente, sangue o muco nelle feci; può associarsi a eosinofilia periferica e storia di atopia, ma non sempre. La presentazione clinica è variabile e dipende dalla profondità dell’infiltrazione: il coinvolgimento mucosale causa diarrea e dolore, quello transmurale può portare a complicanze come stenosi o ascite (25,26,27).
La diagnosi richiede la presenza di sintomi gastrointestinali, riscontro istologico di infiltrato eosinofilo superiore ai valori di riferimento per segmento colico (es. ≥100/HPF nel colon ascendente), ed esclusione di altre cause di eosinofilia (25,28) Non esistono criteri universalmente accettati, ma la diagnosi è di esclusione. L’endoscopia può essere normale o mostrare eritema, edema o ulcerazioni (25,29).
Le alterazioni del microbiota nella colite eosinofila sono meno caratterizzate rispetto alle IBD: si ipotizza un ruolo della disbiosi nel favorire l’attivazione immunitaria Th2 e la persistenza dell’infiltrato eosinofilo, ma il profilo microbico non è definito come in Crohn o colite ulcerosa. Studi recenti mostrano che la colite eosinofila ha un’impronta trascrittomica e immunologica distinta sia dalle IBD che dalle altre EGID, con minime sovrapposizioni molecolari (30,31).
Colite Aspecifica
La colite aspecifica è una diagnosi istologica provvisoria che indica la presenza di infiammazione colica non riconducibile a una specifica entità nosologica (IBD, colite microscopica, colite infettiva, ischemica o eosinofila) dopo valutazione clinica, endoscopica e istologica. I sintomi sono variabili e comprendono dolore addominale, diarrea (talvolta ematica), sangue nelle feci e anemia; la presentazione è spesso subacuta o cronica, ma non esistono criteri clinici o istologici patognomonici. La diagnosi si basa su reperti istologici di infiammazione non specifica (infiltrato infiammatorio della lamina propria, talvolta con lieve aumento di linfociti o granulociti, senza ispessimento del collagene o infiltrato eosinofilo marcato) e sull’esclusione di altre cause. La colite aspecifica può rappresentare una fase precoce o indeterminata di IBD, colite microscopica o eosinofila, e richiede follow-up clinico e istologico per una diagnosi definitiva (32).
Le alterazioni del microbiota nella colite aspecifica non sono ben definite, ma si ipotizza una disbiosi simile a quella delle IBD, con riduzione della diversità batterica e perdita di specie benefiche, senza pattern specifici come nelle coliti definite.
Rispetto alla colite microscopica (collagenosica e linfocitica), la colite aspecifica si distingue per l’assenza di criteri istologici specifici: nella collagenosica si osserva ispessimento della banda subepiteliale di collagene, nella linfocitica aumento dei linfociti intraepiteliali (>20/100 cellule), mentre nella colite aspecifica questi reperti mancano (16-23). Clinicamente, la colite microscopica si presenta con diarrea acquosa cronica non ematica, spesso in donne anziane, e ha una disbiosi caratterizzata da ridotta diversità e arricchimento di specie pro-infiammatorie.
Rispetto alla colite eosinofila, la colite aspecifica non mostra infiltrato eosinofilo marcato né sintomi tipici come dolore addominale, diarrea, nausea e, talvolta, sangue o muco nelle feci. La colite eosinofila è una diagnosi di esclusione, con infiltrato eosinofilo superiore ai valori di riferimento e possibile associazione con atopia; la disbiosi è meno caratterizzata ma si ipotizza un ruolo nella patogenesi (33).
In sintesi, la colite aspecifica è una diagnosi transitoria che richiede follow-up, si distingue per l’assenza di reperti istologici specifici e presenta una disbiosi non caratteristica, a differenza delle coliti microscopiche ed eosinofile che hanno criteri istologici e profili microbici più definiti.
Colite infettiva
Le caratteristiche principali della colite infettiva sono l’esordio acuto con diarrea (spesso ematica), dolore addominale, febbre e, talvolta, tenesmo. I sintomi compaiono tipicamente dopo ingestione di cibo o acqua contaminati o in seguito a trasmissione interumana. Le cause più frequenti sono batteri (Salmonella, Shigella, Campylobacter, Escherichia coli, Clostridioides difficile), virus (Norovirus, Rotavirus) e parassiti (Entamoeba histolytica). La diagnosi si basa su anamnesi, esame delle feci (coltura, PCR multiplex) e, se necessario, endoscopia con biopsia (34,35,36).
Le caratteristiche cliniche distintive rispetto ad altre coliti sono: esordio acuto, associazione epidemiologica (viaggi, epidemie, immunosoppressione), risposta rapida agli antibiotici (se indicati), e risoluzione spontanea nella maggior parte dei casi. La colite infettiva può mimare la colite ulcerosa o il Crohn, ma la durata dei sintomi è solitamente inferiore a 2 settimane; la presenza di un patogeno nelle feci è un elemento chiave. La Colite Ulcerosa e il Crohn presentano invece decorso cronico, recidivante, e non rispondono agli antibiotici; la colite microscopica si manifesta con diarrea acquosa cronica senza alterazioni endoscopiche, mentre la colite eosinofila è caratterizzata da infiltrato eosinofilo e spesso da storia di allergie (35,36, 37,38,39,40).
Caratteristiche microbiologiche: nella colite infettiva, il microbiota è dominato dal patogeno responsabile, con riduzione della diversità e alterazione delle popolazioni commensali. Nelle IBD (colite ulcerosa, Crohn), la disbiosi è cronica, con perdita di batteri benefici e aumento di Proteobacteria, ma senza predominanza di un singolo patogeno. Nella colite microscopica e eosinofila, le alterazioni del microbiota sono meno specifiche e meno pronunciate (37-40).
In sintesi, la colite infettiva si distingue per esordio acuto, identificazione di un patogeno, risposta agli antibiotici e alterazione transitoria del microbiota, mentre le altre coliti presentano decorso cronico, disbiosi persistente e assenza di patogeni specifici (37).
Colite Ischemica
La colite ischemica è una condizione caratterizzata da una riduzione del flusso sanguigno al colon, insufficiente a mantenere la funzione metabolica cellulare, che porta a danno reversibile o irreversibile della mucosa colica. Secondo l’American College of Gastroenterology, è la forma più comune di ischemia intestinale e colpisce prevalentemente soggetti anziani con comorbidità vascolari o fattori di rischio come ipotensione, insufficienza cardiaca, o uso di farmaci vasocostrittori (41).
I sintomi tipici includono esordio improvviso di dolore addominale crampiforme, localizzato soprattutto in fossa iliaca sinistra, urgenza evacuativa e comparsa entro 24 ore di diarrea ematica o rettorragia. Altri sintomi possono essere nausea, vomito e, meno frequentemente, sincope o vertigini. Il dolore precede solitamente il sanguinamento.
Le caratteristiche cliniche e endoscopiche comprendono coinvolgimento segmentario, più spesso a carico del colon sinistro, con mucosa edematosa, fragile, eritematosa, emorragie petecchiali, ulcerazioni longitudinali e delimitazione netta delle aree colpite. Nei casi gravi si possono osservare necrosi, cianosi e pseudopolipi (42).
La diagnosi si basa su sospetto clinico, imaging (TC addome con contrasto per escludere altre cause e valutare complicanze) e soprattutto colonscopia, che rappresenta il gold standard per la conferma diagnostica e la valutazione della gravità, permettendo anche il prelievo bioptico. L’istologia mostra edema, emorragia subepiteliale, atrofia ghiandolare e, nei casi cronici, fibrosi e stricture (41,42).
Le alterazioni del microbiota associate alla colite ischemica includono una riduzione della diversità batterica e della ricchezza di specie, con aumento di batteri potenzialmente patogeni come Escherichia coli, Enterococcus spp. e Streptococcus spp., e riduzione di batteri benefici come Faecalibacterium prausnitzii. Queste disbiosi possono contribuire sia alla patogenesi sia alle complicanze della malattia (43,44).
Colite Spatica (Intestino Irritabile)
Il termine "colite spastica" non è riconosciuto nella letteratura medica come una forma distinta di colite. Spesso, questo termine viene utilizzato in modo colloquiale per riferirsi alla sindrome dell'intestino irritabile (IBS), che è un disturbo funzionale dell'intestino caratterizzato da dolore addominale e alterazioni dell'alvo, senza infiammazione evidente come nelle coliti infiammatorie.
A differenza delle coliti infiammatorie come la colite ulcerosa o la malattia di Crohn, la sindrome dell'intestino irritabile non presenta le stesse alterazioni infiammatorie del microbiota. Tuttavia, studi hanno dimostrato che anche in IBS ci sono alterazioni del microbiota intestinale, sebbene queste siano meno pronunciate rispetto a quelle osservate nelle malattie infiammatorie intestinali. I pazienti con IBS sono più spesso caratterizzati da una riduzione dell’abbondanza e della diversità batterica, rispetto ai soggetti sani, con conseguente aumento della gravità dei sintomi (45,46). Una revisione sistematica di 22 articoli di studio, che valutavano adulti con vari sintomi di IBS, ha mostrato come i soggetti affetti da sindrome dell’intestino irritabile tendono ad avere ridotti livelli di Bifidobacterium e Faecalibacterum (47). Altre pubblicazioni, invece, hanno suggerito che vi è un'abbondanza relativa di specie batteriche proinfiammatorie come le Enterobacteriaceae e una ridotta presenza di Lactobacilli (46,47). Inoltre, si osserva un aumento del rapporto Firmicutes / Bacteroidetes e un aumento delle specie Streptococchi e Ruminococcus quando i pazienti con IBS vengono confrontati con soggetti sani. Inoltre, sono state rilevate diverse differenze nella composizione del microbiota intestinale tra i vari sottotipi di IBS (48,49,50).
Colite e SIBO (Small Intestinal Bacterial Overgrowth)
La small intestinal bacterial overgrowth (SIBO), la sindrome dell’intestino irritabile (IBS) e le malattie infiammatorie croniche intestinali (IBD), come la colite ulcerosa e il morbo di Crohn, presentano sintomi sovrapponibili quali dolore addominale, diarrea, gonfiore e distensione addominale, rendendo complessa la diagnosi differenziale, soprattutto in presenza di patologie coliche come la colite ischemica.
La SIBO è più frequente nei pazienti con IBS rispetto ai controlli sani, con una prevalenza che può arrivare fino al 35% nei pazienti con IBS secondo test respiratori, e un odds ratio di circa 4,9 rispetto ai controlli, come evidenziato da una meta-analisi citata dall’American Gastroenterological Association (51,52). La SIBO è associata soprattutto all’IBS con diarrea, mentre la produzione di metano (IMO) è più frequente nell’IBS con stipsi (51,53,54). La disbiosi, caratteristica comune, comporta una riduzione della diversità microbica e un aumento di batteri potenzialmente patogeni.
Nelle IBD, la SIBO è più prevalente rispetto alla popolazione generale (fino al 22%), in particolare nei pazienti con Crohn, specie in presenza di malattia fibrostenosante o pregressa chirurgia intestinale (51,55,56). I sintomi di SIBO possono mimare una riacutizzazione di IBD, complicando la gestione clinica. Nella colite ischemica, sebbene dati diretti siano limitati, la dismotilità e la disbiosi colica possono teoricamente favorire la SIBO, aggravando la sintomatologia e alterando ulteriormente il microbiota intestinale (57,58).
Conclusioni
Capire di che colite si tratta è fondamentale per evitare trattamenti inutili o dannosi e per affrontare davvero il problema alla radice. Ogni forma di colite infiammatoria (come colite ulcerosa o Crohn), colite funzionale (come la cosiddetta colite spastica/IBS) o colite di origine infettiva o vascolare, comporta alterazioni diverse del microbiota intestinale, che influenzano sintomi, decorso e risposta alla terapia.
Se soffri di gonfiore, diarrea, stitichezza, dolori addominali o sintomi intestinali cronici, non limitarti a un'etichetta generica come “colite”. Richiedi una valutazione approfondita, con esami mirati e un approccio funzionale e personalizzato.
Attraverso l’analisi del microbiota intestinale (che può risultare utile), test specifici e un piano nutrizionale cucito su misura, è possibile riequilibrare l’intestino, ridurre l’infiammazione e migliorare la qualità di vita.
